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Mafia, imputazione coatta al ministro Saverio Romano

Redazione

Mafia, imputazione coatta al ministro Saverio Romano

Ven, 08/07/2011 - 22:46

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PALERMO – Il gip Giuliano Castiglia non ha accolto la richiesta di archiviazione, presentata dalla procura, dell’indagine per concorso in associazione mafiosa a carico del ministro delle Politiche agricole Saverio Romano, e ha avanzato richiesta di imputazione coatta. A questo punto i pm entro dieci giorni dovranno formulare la richiesta di rinvio a giudizio.

Il Pm aveva motivato la decisione di chiedere l’archiviazione ritenendo che non ci fossero riscontri sufficienti alle dichiarazioni del pentito Francesco Campanella, che aveva definito Romano persona “a disposizione” di Cosa nostra e, in particolare, dei capimafia di Villabate, Nicola e Antonino Mandala”. Per la Procura, che comunque aveva sollevato dubbi sulla posizione del deputato, non ci sarebbero gli “elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio”. Il Gip aveva richiesto nelle scorse settimane al pm Nino Di Matteo di produrre gli atti di un procedimento, scaturito dall’operazione Ghiaccio. Romano era già stato indagato nel 1999, ma l’inchiesta si era chiusa con un’archiviazione. La seconda indagine era stata avviata nel 2005 proprio dopo le dichiarazioni di Campanella. Romano è coinvolto in un’altra inchiesta, per corruzione aggravata, nata dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo.

ROMANO, ADDOLORATO E SCONCERTATO PER RICHIESTA GIP – “Questo procedimento mi ha visto indagato quasi ininterrottamente per otto anni anche se l’indagine era tecnicamente spirata nel novembre del 2007. Questi semplici ma inconfutabili dati dimostrano il corto circuito tra le istituzioni e dentro le istituzioni”. Lo dice il ministro Saverio Romano, commentando la decisione del gip di Palermo di rigettare la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Palermo. “Il fallimento del sistema giudiziario – prosegue – vive nella interminabile condizione che si riserva al cittadino Saverio Romano in un periodo di tempo che nella sua enorme dimensione rappresenta già una sanzione insopportabile anche se l’epilogo sarà quello da me auspicato”. Per Romano “sarebbe di contro parimenti fallimentare un sistema della giustizia che ha lasciato operare per così tanto tempo un uomo politico che potrebbe aver commesso l’infamante reato di concorso con Cosa Nostra. Purtroppo ormai da quasi 20 anni il nostro Paese assiste ad uno spettacolare conflitto che in questi ultimi mesi all’approssimarsi della riforma giudiziaria si è acuito”. “Sono addolorato e sconcertato – conclude – con questo provvedimento non viene chiesta solo la formulazione dell’imputazione per il sottoscritto ma vengono messe in discussione le conclusioni alle quali dopo lunghissimi approfondimenti era pervenuta la Procura di Palermo. Difenderò in ogni sede il mio nome, per me, per i miei familiari e per la comunità politica che rappresento”.