Salute

Rassegna stampa. Le nuove povertà: dai camerieri agli operai e i commessi ecco chi fa fatica già alla terza settimana

Alessandra Ziniti - La Repubblica

Rassegna stampa. Le nuove povertà: dai camerieri agli operai e i commessi ecco chi fa fatica già alla terza settimana

Dom, 29/03/2020 - 10:23

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«Se ne hai bisogno prendi quello che vuoi, è gratis. Andrà tutto bene». Un tavolo con pacchi di pasta, sughi, carne in scatola e fagioli davanti a un negozio sulla via Emilia, a Modena. La grande fame e l’altrettanto grande solidarietà da parte di tanti, singoli cittadini, associazioni, grandi catene ma anche piccoli esercenti, è arrivata fino all’operoso Nord dove magari nessuno pensa di saccheggiare i supermercati come nel Mezzogiorno, ma la povertà fa paura uguale. Perchè poveri così, tanto da non essere in grado di mettere qualcosa in tavola tutti i giorni, non avrebbero mai pensato di diventarlo. Quindici giorni e chissà quanti altri ancora di serrata sono bastati. E alle porte della Caritas, delle mense pubbliche, dei servizi sociali dei Comuni bussano commercianti e parrucchieri, cuochi e camerieri, giardinieri e collaboratori domestici, piccoli imprenditori e ristoratori.

Chi, pur di mantenere la dignità del lavoro, ha preferito guadagnare (anche in nero e senza alcuna tutela) solo qualche decina di euro in più di quello che avrebbero avuto con il reddito di cittadinanza, oggi guarda con rimpianto a quella tessera che ieri, appena ricaricata, sfoderavano in tanti nei supermercati del Sud, controllati a vista dalle forze dell’ordine per metterli a riparo dai possibili assalti suggeriti sui social da sedicenti gruppi rivoluzionari monitorati con attenzione. Perchè – come ha sottolineato ieri il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese senza nascondere la sua preoccupazione – «la solidarietà verso le famiglie in difficoltà è una strada obbligata per lo Stato che però deve anche contrastare con fermezza comportamenti illegali che turbano l’ordine pubblico». La Protezione civile – ha annunciato Angelo Borrelli – «è a disposizione per la distribuzione di pacchi alimentari».

Ma domani c’è da pagare l’affitto per milioni di italiani, le bollette continuano ad arrivare e c’è già chi ha lasciato la casa e dorme in macchina. Se poi andare a fare la spesa, a fronte di entrate zero, costa anche molto di più perchè la pasta è schizzata a 12 euro al chilo e frutta e ortaggi hanno subito aumenti fino al 200 per cento in meno di un mese, ci vuole poco a capire perchè il Banco Alimentare ha già avuto un venti per cento in più di richieste. Non ci sono più solo gli homeless, i migranti e gli indigenti: i nuovi poveri sono padroncini e operai, bottegai e commessi, ristoratori e camerieri, tutti nella stessa barca. Lo spiega bene Agostino Addis, titolare a Roma di una piccola impresa di costruzioni con una famiglia da mantenere: «Sono fermo da due settimane, ho 5 dipendenti che hanno mogli e figli. Non mi vergogno, ciò che più mi spaventa è la mancanza di la liquidità. Se non ho soldi non posso pagarli. Devo chiamare i fornitori, altrimenti alla riapertura mancherà il materiale».

La grande paura, insomma, è che la sempre più larga fascia di nuovi poveri tema più la fame che il coronavirus ma anche che, nelle pieghe della crisi più nera che al momento i Comuni affrontano mettendo in campo iniziative di assistenza con le poche risorse a disposizione, si insinui la criminalità organizzata e che l’usura faccia balenare a troppi il miraggio di quel denaro frusciante che sembra salvare l’oggi ma uccide il domani. I sindaci del Sud, da Leoluca Orlando a Luigi De Magistris, chiedono subito un “reddito di quarantena”, e Claudio Fava, presidente dell’Antimafia siciliana, dice: «Le periferie del Sud stanno diventando polveriere sociali. I sindaci non possono fronteggiare soli questa emergenza. C’è il rischio che le mafie approfittino della situazione con la loro liquidità per costruire un welfare criminale tra usura e corruzione».

Da domani, però, Palermo sarà anche teatro di un’iniziativa senza precedenti: a bussare alle porte delle famiglie più povere di un quartiere proibito alle forze dell’ordine come lo Zen, saranno i carabinieri. Questa volta con la spesa in mano, offerta da un ipermercato della zona.