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Arrival: ‘un film di fantascienza che esce dai soliti schemi’

Francesca Russo

Arrival: ‘un film di fantascienza che esce dai soliti schemi’

Dom, 20/03/2016 - 16:02

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Il cinema di fantascienza è stato riconosciuto come genere cinematografico autonomo a partire dagli anni 50’, la tenzione, il mistero, gli elementi irreali, immaginari ed ipotetici e gli sviluppi inaspettsati che lo contraddistinguono, hanno definitivamente rotto gli argini e il genere è diventato parte integrante, delle grandi produzioni internazionali.
Negli ultimi quarant’anni il cinema di fantascienza si è potuto avvantaggiare delle ultime innovazioni tecnologiche così da ottenere le scene più spettacolari e le riprese più interessanti. Tutto con lo spirito di rendere realistico qualcosa che è, per sua natura, irreale.
I film migliori, però, non si basano esclusivamente sull’utilizzo spettacolare della tecnica, ma su costruzioni narrative e, a volte, sociologiche innovative. Ed in tal senso ‘Arrival’, il nuovo film di fantascienza diretto da Denis Villeneuve merita una particolare attenzione.
La pellicola è basato sul racconto ‘Storia della tua vita’(Stories of Your Life) di Ted Chiang e vede nelle vesti dei protagonisti Amy Adams, Jeremy Renner e Forest Whitaker.
Il film, presentato il 2 settembre 2016 in concorso alla 73° ‘Mostra internazionale dell’arte cinematografica di Venezia, ha riscontrando un gran successo, non solo fra il pubblico ma anche tra i critici. 
La trama affronta un tema ampiamente trattato dal cinema di fantascienza ma, in una chiava decisamente senza precedenti: quando, un oggetto misterioso proveniente dallo spazio atterra sulla terra, viene formata una squadra di elite, capitanata dall’esperta linguista Louise Banks e dal fisico teorico Ian Donnelly, volti a far luce sulla razza aliena che popola la navicella. La missione è quella di penetrare il monumentale monolite e ‘interrogare’ gli extraterrestri sulle loro intenzioni. Ma l’incarico si rivela molto presto complesso e Louise affrontando una corsa contro il tempo in cerca di risposte farà una scelta che metterà  a repentaglio la sua vita e, anche quella del resto della razza umana.
Senza dunque rivoluzionare l’immaginario della science-fiction, l’autore canadese evoca un concetto e gli dona una forma senza precedenti, infatti a differenza di Spielberg in ‘Incontri ravvicinati del terzo tipo‘ e di Zemeckins in ‘Contact’, ‘Arrival’, invece non affronta la questione della fine del mondo, niente battaglie sanguinose o confronti militari, uomini e alieni questa volta provano a comunicare e a comprendersi. 
Il tema non è nuovo al cinema di fantascienza ma, Villeneuve aggiunge una dimensione supplementare interrogandosi sulla nostra maniera di comunicare.
L’autore pone gli interrogativi filosofici di sempre e li riassume così: “Cosa succederebbe se sapeste in che modo state per morire e quando morirete? Quale sarebbe il vostro rapporto con la vita, l’amore, la famiglia gli amici e la vostra società? Essere maggiormente in relazione con la morte, in modo intimo con la natura della vita e le sue sfumature, ci farebbe diventare più umili. L’umanità adesso ha bisogno di questa umiltà.”

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