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Spettacolo. In scena “Gessolungo ’58″ per raccogliere fondi per l’illuminazione del cimitero dei “carusi”

Michele Spena

Spettacolo. In scena “Gessolungo ’58″ per raccogliere fondi per l’illuminazione del cimitero dei “carusi”

Lun, 18/04/2011 - 09:38

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CALTANISSETTA – Il dramma in due atti di Ludovico Gallo “Gessolungo ‘58” sarà riproposto dalla compagnia teatrale Il Sipario in collaborazione con il Cral Diarla questa sera e domani sera, al teatro Margherita, alle ore 20,30. Il lavoro, con la sceneggiatura di Bernardino Giuliana e le musiche e testi delle canzoni originali di Carlo Marchese, porta la firma alla regia di Massimo Pacetto ed è una iniziativa fortemente voluta dalla compagnia Il Sipario per raccogliere fondi per  l’acquisto di un impianto  fotovoltaico da collocare  nel  cimitero dei “carusi” per illuminare la zona, “un modo simbolico (dicono gli organizzatori) di portare lì quella luce invano cercata e mai trovata” da chi periva in miniera. A mettere in scena il dramma che rievoca la tragedia che colpì Caltanissetta nel 1958, saranno gli attori Gianfranco Giordano, Mariella Mirisola, Giovanni Rizzo, Gabriella Mastrosimone, Ambra Cassetti, Massimo Pacetto, Giuseppe Mastrosimone, Guglielmo Pacetto, Francesca Pacetto, Luisa Lunetta, Robin Salvaggio, Salvatore Lavalle,  Rosa Manganaro, Loredana Faraone, Elvira Giarratana, Carmelo Cacciatore, Concetta Lauretta, Calogero Rinaldi, Marisa Macaluso, Maria Riccobene, Giorgia Pacetto, Ester Fiore, Agata Stabile, Giulio Pelato, Michele Vitale. Musiche in scena dal vivo a cura di Laura Gallo, Alessia Vullo, Mario Ferrara, Massimo Minglino, Alessandro Saia. I costumi sono di Rosa Manganaro, gli arrangiamenti delle musiche e l’esecuzione di alcuni brani sono di Carlo Marchese, acconciature e trucco di Rosa Manganaro e Gabriella Mastrosimone.

L’autore Ludovico Gallo racconta con questo lavoro una delle ultime tragedie minerarie di cui il capoluogo nisseno e il territorio della provincia sono stati testimoni, un momento storico che segnò anche uno spartiacque tra la Caltanissetta della zolfo e la città che conosciamo oggi e che traumatizzò l’opinione pubblica lasciando un segno indelebile nella memoria di quanti persero i loro cari nell’incidente che si verificò alla miniera di Gessolungo il 14 febbraio del 1958. Ma il racconto si innesta su aspetti della vita quotidiana e momenti legati anche alle tradizioni popolari locali, che non sono sfuggiti alla sensibilità di uno sceneggiatore, regista e poeta “degli umili” come Bernardino Giuliana, una delle voci più grandi della poesia siciliana del Novecento. Così il racconto delle scene di vita popolare rievoca proverbi, detti e canti siciliani e, in particolare, nisseni ma anche il tragico bisogno di molti contadini che si videro costretti ad abbandonare i campi per scendere nell’oscurità insidiosa delle miniere, da dove spesso non si tornava più. (MS)

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