Salute

Sicilia, madri equilibriste. Per Save the Chidren il sostegno alla maternità è ancora troppo scarso

Redazione 2

Sicilia, madri equilibriste. Per Save the Chidren il sostegno alla maternità è ancora troppo scarso

Ven, 07/05/2021 - 08:50

Condividi su:

Madri equilibristi che faticano a conciliare vita familiare e professionale. A denunciare l’ancora tropposcarso sostegno è un rapporto di Save the Chidren.

Le regioni del Nord sono più mother friendly: qui si registrano dati ben oltre la media nazionale, rispetto a quelle del Sud, dove tutti e tre gli indicatori si posizionano al di sotto di tale media.

Nell’indice generale, le regioni più virtuose risultano nuovamente le Province Autonome di Bolzano e Trento seguite da Valle d’Aosta (al 4° posto l’anno scorso) ed Emilia-Romagna (che perde una posizione rispetto al 2020).

Fanalino di coda Campania (nel 2020 era penultima), Calabria (al 19° posto l’anno scorso) e Sicilia (che ha perso l’ultima posizione), precedute dalla Basilicata (al 17° posto nel 2020).

Per le regioni del Mezzogiorno l’indice composito mostra sempre valori sotto 93, anche se il trend sembra in lieve miglioramento.

E’ quanto emerge dal Rapporto ‘Le Equilibriste: la maternità in Italia 2021’ di Save the Children, che include come ogni anno, l’Indice delle Madri che identifica le Regioni che si impegnano, di più o di meno, a sostenere la maternità in Italia. Elaborato dall’ISTAT per Save the Children, l’Indice valuta, attraverso 11 indicatori, la condizione delle madri in tre diverse aree: quella della cura, del lavoro e dei servizi.

Anche nell’area della cura i primi due posti sono occupati dalle Province Autonome di Bolzano e Trento (quarta nel 2020) mentre la terza posizione è della Lombardia (che perde una posizione rispetto all’anno scorso), seguita da Emilia-Romagna (al 3° posto nel 2020) e Piemonte (nella stessa posizione del 2020).

Emblematico il caso della Valle d’Aosta che, pur guadagnando due posizioni rispetto all’anno scorso, risulta al 9° posto, ben lontano dal terzo dell’Indice generale.

Le ultime posizioni nell’area Cura sono occupate da Basilicata (che perde due posti) e Sardegna (che conferma la 20ma posizione) precedute da Puglia, che perde il non gradito ultimo posto, e Abruzzo (che conferma il 18° posto).

C’è comunque da sottolineare un miglioramento generale, dovuto ad una propensione maggiore ad un’equa distribuzione nei carichi di cura e lavoro familiare all’interno delle coppie, anche se non ancora sufficiente a ridurre gli squilibri tuttora esistenti nella suddivisione dell’impegno familiare tra donne e uomini. Confrontando i valori 2020 rispetto a quelli del 2004, si riscontra un miglioramento in tutte le regioni.

L’ambito lavoro mostra la situazione delle regioni più virtuose immutata rispetto al 2020, con ai primi posti la Provincia Autonoma di Bolzano, la Valle d’Aosta e la Provincia Autonoma di Trento seguite da Emilia-Romagna e Lombardia, anche queste nelle stesse posizioni dell’anno scorso.

Anche Sicilia, Campania e Calabria occupano rispettivamente il 2°, 20° e 19° posto, esattamente come nel 2020. Dai dati emerge un miglioramento della situazione dal 2004 al 2008, quando si registra un lento declino.

Tutte le regioni del Mezzogiorno inoltre (fatta eccezione per l’Abruzzo del 2008), presentano per le sette annualità di confronto, valori largamente inferiori al 100 di riferimento.

Infine l’area servizi, dove nelle prime posizioni vengono confermate le stesse regioni del 2020. Al primo posto la Provincia Autonoma di Trento seguita da Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia. La Toscana occupa il 4° posto (il 5° l’anno scorso), mentre la Provincia Autonoma di Bolzano perde una posizione e si attesta al 5°.

I dati mostrano la crescita costante delle Province Autonome di Trento e Bolzano che, assieme a Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Umbria sono le uniche, nel 2020, a presentare valori sopra il valore di riferimento del 2004.

“Anche quest’anno, l’Indice delle madri mostra il netto divario tra regioni del nord e regioni del sud. Per quanto ci sia una miglioramento generale dei dati in tutte le regioni, quelle del nord mostrano valori più alti della media, mentre nel Mezzogiorno si riscontra l’esatto contrario con valori più bassi.

È evidente che al sud il gap non è mai stato superato in nessuna delle tre aree. Questo si traduce non solo in uno scarso riconoscimento dei bisogni e delle necessità delle donne che vogliono diventare madri, ma anche dei diritti relativi allo sviluppo e all’educazione di bambini e bambine” conclude Antonella Inverno.

Pubblicità Elettorale