Sono in corso le operazioni di recupero di circa 25 migranti che si trovano da venerdì arenati sugli scogli a Lampedusa nella zona di Capo Ponente, vicino al faro dell’isola, con alla spalle una parete rocciosa di 70-100 metri di altezza e il mare in condizioni proibitive che impedisce il recupero via nave. Sono state attivate l’Aeronautica militare e il Soccorso alpino e speleologico per le operazioni di recupero – perché di fatto è che come se si trattasse di un’operazione Sar (search and rescue) in ambiente montano – su intervento richiesto dalla Guardia costiera e sono in corso in questi minuti.
L’elicottero è arrivato sull’isola delle Pelagie circa un’ora fa, ha fatto rifornimento e si è alzato nuovamente in volo. I soccorritori tenteranno il recupero con i verriccelli calandosi dall’alto e provando a imbracare più persone per volta o, in alternativa se le condizioni non lo permettessero, con un recupero in parete che si annuncerebbe molto più lungo e complicato percorrendo uno strapiombo di 80 metri con una singola persona per volta.Dopo la messa in sicurezza dei naufraghi subentreranno gli investigatori con la prima comunicazione di polizia giudiziaria per provare a capire se i sopravvissuti, bloccati da due giorni e che viaggiavano a bordo di un barchino, siano finiti alla deriva come conseguenza di un nuovo attacco ‘pirata’ di predoni che in alto mare rubano i motori alle imbarcazioni, come quelli svelati la scorsa settimana dalla Procura di Agrigento che hanno portato all’arresto per pirateria internazionale di un comandante tunisino e tre membri dell’equipaggio contestando per la prima volta questo reato lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Un’ipotesi che per il momento non viene esclusa dagli inquirenti.

