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Rassegna Stampa. Caltanissetta, Omicidio Andan. Testimonianza aggrava la posizione degli indagati

La Sicilia

Rassegna Stampa. Caltanissetta, Omicidio Andan. Testimonianza aggrava la posizione degli indagati

Ven, 20/11/2020 - 09:55

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La sera dell’omicidio di Siddique Adnan un commerciante pakistano aveva visto passare un’auto, dalle parti del centro storico di Caltanissetta, con a bordo Mohammad Shoahib, 27 anni, Shujaat Ali, 32 anni e Muhammad Nawaz, 31 anni, cioè tre dei sospettati dell’omicidio.

Nell’auto c’era anche una quarta persona che però teneva la testa bassa e il commerciante non era riuscito a riconoscerla. In sintesi è quanto ha riferito lo stesso pakistano, deponendo come testimone nel corso dell’incidente probatorio per l’omici – dio. Un’udienza fiume, protrattasi fino al tardo pomeriggio, quella celebratasi ieri davanti al gip Gigi Omar Modica.

Soprattutto perché è stato necessario ricorrere ad un interprete per tradurre le risposte del teste e quindi i tempi si sono allungati. Nel frattempo sono anche piovuti nuovi guai sull’unico indagato per favoreggiamento e cioè Muhammad Medhi, 40 anni, colui che avrebbe ospitato in casa i killer di Adnan. Medhi, difeso dall’avvocato Salvatore Baglio, è stato arrestato nei giorni scorsi dai carabinieri per violenza sessuale ed ora è rinchiuso nel carcere “Malaspi – na” di Caltanissetta.

L’accusa è quella di avere palpeggiato una giovane donna nei pressi della stazione; il suo legale presenterà ricorso al riesame. Sempre nel corso dell’incidente probatorio è stato ascoltato un altro pakistano residente in città, il quale ha confermato l’esistenza di voci sulla presenza a Caltanissetta di un gruppo di pakistani pericolosi e dediti al caporalato.

Proprio al caporalato è legato, secondo quanto emerso finora dalle indagini coordinate dai pm Chiara Benfante e Massimo Trifirò, il movente del delitto. Adnan, infatti, aveva aiutato alcuni connazionali a denunciare i casi di caporalato di cui erano vittime e per questo rimase vittima della spedizione punitiva in casa sua, quando venne aggredito e ucciso con diverse coltellate.

Oltre agli indagati di cui si è parlato nell’udienza di ieri, sono coinvolti nella vicenda, con l’accusa di omicidio, anche Muhammad Bilal, 21 anni, Imran Muhammad Cheema, 40 anni, e Muhammed Shariel Awan, 20 anni (l’unico attualmente tornato in libertà), difesi dagli avvocati Salvatore Baglio, Manuela Micale, Vanessa Di Gloria, Giuseppe Dacquì, Massimiliano Bellini, Fabio Esposto, Riccardo e Dario Miccichè.

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