BOLOGNA – E’ probabilmente il primo politico italiano a condividere pubblicamente la sua gioia: quella di essere gay e papà. Così dopo tre anni di matrimonio, celebrato nell’autunno del 2011 a Oslo, il parlamentare democratico Sergio Lo Giudice ha accolto il suo primo figlio.
Secondo la notizia, diffusa tramite l’edizione bolognese di Repubblica, il bambino è figlio di Michele Giarratano, compagno dell’ex capogruppo Pd in Comune a Bologna e dallo scorso anno senatore dem, ed è stato concepito negli Stati Uniti, con la tecnica dell’utero in affitto.
Michele Giarratano, nisseno di 32 anni, si era trasferito in Emilia dopo aver conseguito la maturità classica, per frequentare l’università. La coppia si trova ora proprio in America, ma la notizia ieri s’è diffusa a Palazzo d’Accursio a Bologna, dove Lo Giudice ha guidato a lungo il gruppo dei democratici. Lo Giudice ha sposato Giarratano nel 2011 in Norvegia, «una cerimonia simbolica» disse allora il senatore Democratico, visto che il Paese scandinavo è «l’unico Paese che permette le nozze senza essere residenti.
«Ma – aveva sottolineato – subito dopo ci batteremo perché l’unione venga riconosciuta legalmente anche in Italia». La battaglia, spiega il quotidiano, per ora non ha ancora avuto buon esito.
Nel frattempo Lo Giudice, ex presidente di Arcigay, e Giarratano, hanno deciso di ampliare la famiglia. E sono state inoltre avviate le pratiche per ottenere il riconoscimento dello stato civile presso il Comune di Bologna, dopo la sentenza di Grosseto che ha reso ammissibile l’iscrizione delle unioni di persone dello stesso sesso nelle anagrafi comunali.
La coppia ha deciso di mantenere finora un basso profilo e di difendere la propria privacy. Sulla sua pagina scrive Giarratano in partenza da San Diego: «Ci sono viaggi senza ritorno. Alcuni ci gettano nella disperazione perché ci sentiamo impotenti per l’impossibilità di porre rimedio. Altri invece sono viaggi senza ritorno verso la Felicità e non puoi fare altro che aprire il cuore e respirare a pieni polmoni la gioia che ne deriva. In questi casi proviamo a difendere questa felicità con le unghie e i denti, proviamo a preservarla, a evitare intrusioni, anche in quella che è la nostra privacy. Non sempre ci riusciamo, o almeno certe volte è più difficile di altre: ma vale comunque la pena averci provato. Buon viaggio a tutti i sognatori, buon viaggio a chi rispetta gli altri, buon viaggio a chi ama… E buon viaggio alla mia Famiglia».

