Salute

Mussomeli, Antonino Gibilaro il redivivo. Storia di un miracolato

Redazione

Mussomeli, Antonino Gibilaro il redivivo. Storia di un miracolato

Mer, 19/09/2012 - 11:38

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MUSSOMELI- Il 30 maggio di quest’anno Antonino Gibilaro, l’operaio agrigentino caduto dal tetto di un capannone industriale, non aveva fatto soltanto un pericolosissimo salto nel vuoto da un’altezza di 5 metri. Sembrava in effetti che avesse spiccato il “grande salto”. Dopo un primo ricovero al pronto soccorso dell’ospedale di Mussomeli, dove era stato intubato e stabilizzato, l’agrigentino era stato trasferito in elisoccorso, all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta. Le sue condizioni, apparse gravissime sin da subito, non lasciavano molto spazio alla speranza tant’è, che ad un certo punto, si era anche parlato di probabile espianto di organi. Gibilaro nella caduta, aveva riportato una gravissima emorragia cerebrale e il suo rachide aveva riportato fratture tali da non lasciare il ben che minimo spazio alla fiducia. Addirittura il comitato provinciale per la biotica era lì per riunirsi quando, ad un certo punto, accade qualcosa di inspiegabile. Sottoposto a quello che impropriamente viene definito “svezzamento da respiratore artificiale”, ovvero sia la valutazione della capacità respiratoria di un individuo in coma senza ausili artificiali, il 48enne operaio empedoclino reagisce inaspettatamente bene, a tal punto, da non rendersi necessario un nuovo collegamento al respiratore artificiale. Giorno dopo giorno Gibilaro migliora, si nutre, deglutisce senza fatica. Oggi, dopo quattro mesi dal tragico evento, l’operaio lotta per la ripresa delle sue funzioni motorie. Ricoverato presso un centro di riabilitazione di Sciacca, le sue condizioni appaiono in netto miglioramento. Abbiamo raggiunto telefonicamente la moglie Giovanna, una 45enne dotata di una forza d’animo talmente grande, da non aver mai perso la speranza anche nel momento in cui era stata informata sull’eventualità degli espianti di organi. A tal proposito ci racconta: “Le condizioni di mio marito sono notevolmente migliorate. Adesso ha iniziato a muovere le gambe e ha una grande forza di volontà. Anche se ancora c’è molto da fare e da superare, siamo sicuri che la luce, alla fine del tunnel, non è più tanto lontana.” Una famiglia, quella dei Gibilaro, credente e professante che si è affidata all’intercessione di San Calogero, per i suoi bisogni morali e spirituali. Molti ovviamente gridano al miracolo, ma probabilmente la chiesa potrebbe non essere d’accordo. In ogni caso, quel che conta, è che la vicenda di Gibilaro va annoverata tra le storie a lieto fine e non tra quelle di cronaca….”nera”.

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