Salute

Uccise il suo cardiologo per un certificato, chiesto il processo

Redazione

Uccise il suo cardiologo per un certificato, chiesto il processo

Gio, 16/03/2023 - 12:41

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“Ha atteso che il medico Gaetano Alaimo arrivasse nel suo studio per ucciderlo sparandogli alle spalle e lo ha fatto con premeditazione e per futili motivi ovvero per il mancato rilascio di un certificato necessario per il rinnovo della patente”: il pubblico ministero Elenia Manno, con questo atto di accusa, ha chiesto il rinvio a giudizio di Adriano Vetro, il bidello di 47 anni reo confesso dell’omicidio del cardiologo di 62 anni, ucciso con un colpo di pistola nel suo ambulatorio di Favara lo scorso 29 novembre. La vicenda approdera’ in aula per l’udienza preliminare il 4 maggio: il giudice Francesco Provenzano dovra’ decidere se mandarlo a processo.

Il difensore, l’avvocato Santo Lucia, non potra’ chiedere il giudizio abbreviato perche’ non e’ piu’ previsto in presenza di un’imputazione per omicidio aggravato. A Vetro si contesta pure l’accusa di avere usato un’arma clandestina risultata rubata nel lontano 1979.

 L’autopsia, eseguita dal medico legale Alberto Alongi, fin da subito, ha messo i primi punti fermi. Un solo colpo di pistola, esploso alle spalle, che ha perforato polmone e aorta: e’ morto cosi’ il medico a cui avrebbe sparato Vetro (in alto la foto dell’arresto), suo paziente, che si sentiva “preso in giro”, come lui stesso ha confessato, dai ritardi nel rilascio di un certificato medico indispensabile per il rinnovo della patente.Oltre alla piena confessione di Vetro, secondo quanto si evince negli atti, gli indizi a suo carico arriverebbero dalla testimonianza dell’addetta alla reception dello studio medico, che ha assistito alla scena, e dalle immagini dell’impianto di videosorveglianza che hanno immortalato il bidello allontanarsi dalla struttura sanitaria.

La difesa ha sostenuto che l’imputato soffre di problemi psichiatrici: la questione potrebbe essere ulteriormente approfondita nel corso dell’udienza preliminare. Vetro, al momento, e’ detenuto nella casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto dove e’ presente un reparto di salute mentale. Intanto i familiari della vittima, rappresentati e difesi dall’avvocato Giuseppe Barba, sono pronti a costituirsi parte civile.

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