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Rassegna Stampa: Lions Club racconta “La Caltanissetta dei vivi e dei morti”

Walter Gruttadauria - La Sicilia

Rassegna Stampa: Lions Club racconta “La Caltanissetta dei vivi e dei morti”

Gio, 14/10/2021 - 10:55

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La Caltanissetta dei vivi e quella dei morti, rivista nel tessuto architettonico di alcune delle sue costruzioni del centro storico e del cimitero Angeli, è stato il tema dell’incontro promosso dal Lions Club di Caltanissetta presieduto da Calogero Pernaci e svoltosi nei locali dell’ex Gil.

«Un’iniziativa – ha detto in apertura Pernaci – che avvia un percorso di promozione sociale e storico-culturale del Service, su cui ci impegneremo per l’anno sociale 2021-2022». A rimarcare il particolare tema dell’incontro, il notaio Giuseppe Pilato, presente come moderatore, ne ha evidenziato i richiami alla letteratura (su tutti, Paradiso e Inferno danteschi simboli di vita e morte eterna), con un concetto che ritorna nella mitologia, nella filosofia, nella storia.

I due relatori, l’arch. Daniela Vullo soprintendente ai Beni culturali di Caltanissetta, e l’arch. Fabrizio Lo Porto, hanno trattato la prima di alcuni edifici storici della città, nella fattispecie costruzioni commissionate dalla nobiltà e dalla classe imprenditoriale locale, e il secondo delle rispettive cappelle gentilizie fatte realizzare al cimitero, in entrambi i casi pregevoli esempi di architettura otto-novecentesca realizzati su progetti di architetti e ingegneri che hanno “firmato” varie opere nella nostra città. L’incontro si è così sviluppato su un dialogo a due voci.

L’arch. Vullo ha scelto alcuni esempi, principiando dalla Villa Fiocchi di via Cavour, fatta costruire dalla famiglia originaria di Lecco e da noi operante nel settore minerario. Proprietario di miniere era il conte Ignazio Testasecca così come dell’omonimo elegante palazzo di corso Vittorio Emanuele, risultato dell’accorpamento di più unità, con facciata progettata da Luigi Greco e ai cui piani superiori ancora esistono pitture decorative di fine ‘800.

Altri edifici descritti dalla soprintendente, il palazzo Conti di via Cavour con annesso giardino; il palazzo Trabonella del barone Morillo in corso Umberto (nel 1860 ospitò Dumas padre al seguito garibaldino); il palazzo Calefati di Canalotti, di metà ‘700, con all’interno le pitture di Luigi Borremans. Di riscontro, come detto, la panoramica fatta dall’arch. Lo Porto sulle cappelle gentilizie agli “Angeli”, testimonianza – ha detto – del periodo dello “storicismo” da parte dei progettisti, teso a recuperare memorie del passato. In rassegna, con particolari riferimenti a certi simbolismi presenti nelle costruzioni, le cappelle Fiocchi (col suo affresco esterno), Cacciatore (con le due grandi api scolpite sul prospetto, simbolo di operosità), la monumentale Testasecca, Saetta (con le quattro statue del Biangardi), Conti, Maurelli, Trabonella (questa ricavata in uno spazio del castello Pietrarossa), Di Figlia-Trigona, Calefati-Canalotti, per concludere con la Giarrizzo-Di Cataldo in stile egizio.

A proposito di queste ultime, Lo Porto ha richiamato le analogie con le costruzioni presenti al Giardino Pignatelli di Palermo. A proposito dello stato in cui versano alcune di queste cappelle – infestate soprattutto da erbacce e sporcizia – il notaio Pilato ha concluso l’incontro con un appello agli altri Club Service per un impegno comune per intervenire, laddove possibile, nella salvaguardia tali beni storici, tra le presenze più significative di un cimitero monumentale quale è il nostro.

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