Salute

Covid: Sicilia arancione ma decine Comuni rossi, cresce rabbia

Redazione

Covid: Sicilia arancione ma decine Comuni rossi, cresce rabbia

Mar, 06/04/2021 - 16:37

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La Sicilia arancione vede con preoccupazione salire i positivi al Covid. Ieri altri 909 casi, ma a fronte di appena 7.500 tamponi, con un tasso di positivita’ che e’ salito al 12%. Aumentano i Comuni in zona rossa e altri sono in procinto di esservi inseriti o di subire una proroga delle misure restrittive. Preoccupazione per Palermo a cui sono riferibili da giorni una buona parte dei nuovi casi e le cui strutture ospedaliere, ha detto il sindaco Leoluca Orlando, che chiede le misure “piu’ restrittive possibili”, sono in sofferenza. Sono 35 i centri di varia grandezza finiti in fascia rossa.

E insieme ai timori, crescono l’insofferenza e la rabbia, soprattutto tra i commercianti: “Paghiamo le inefficienze degli altri”, e’ l’accusa. Controlli a tappeto hanno interessato la regione soprattutto in questi giorni di festa: forze dell’ordine, elicotteri e droni sono stati mobilitati in modo massiccio. Nel Catanese, a esempio, e’ stato bloccato un ricco pranzo di Pasquetta.

Tutti liberi professionisti: medici, avvocati, architetti e ingegneri. Sedici complessivamente, 11 dei quali sanzionati, quelli che, all’arrivo dei carabinieri, si erano nascosti nel seminterrato della villa o avevano scavalcato la recinzione per celarsi tra le piante del vicino di casa. Per loro multa salata da 400 euro a testa. La stretta continua.

Da un capo all’altro della Trinacria, da Palermo a Ragusa, i timori, del resto, sono gli stessi: “Il dato sull’aumento dei contagi resta comunque preoccupante e ribadiamo che di questo passo – afferma il sindaco Peppe Cassi’ – Ragusa potrebbe essere inserita in zona rossa. Insieme ad Asp continuiamo a monitorare costantemente lo scenario, pronti a porre in atto tutte le azioni necessarie che la legge prevede, proporzionali all’andamento dei dati”. Intanto i commercianti di Palermo sono sul piede di guerra e dicono no alla zona rossa che non sarebbe a loro dire giustificata: “Non sembra – afferma Confcommercio – siano superati i parametri oggettivi stabiliti dal ministero che farebbero scattare la zona rossa.

Abbiamo vitale bisogno di lavorare. A chi e’ costretto a chiudere la propria attivita’ senza avere sostegni adeguati, ma solo piccole elemosine, rimane solo di poter lavorare per rimanere in vita. Siamo noi, negozi e pubblici esercizi, a causa di iniqui decreti a pagare il prezzo piu’ alto”.

E accusa: “Nessuno ha ammesso il fallimento della gestione emergenziale per come e’ stata condotta da oltre un anno. Ne e’ una chiara conferma anche la lentezza della campagna di vaccinazione che alle medie attuali vedrebbe ultimata la somministrazione della prima dose solo a febbraio del 2022”.