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Carabiniere ucciso. Come sarebbe andata se Cerciello fosse stato aggredito in America

Redazione

Carabiniere ucciso. Come sarebbe andata se Cerciello fosse stato aggredito in America

Mer, 31/07/2019 - 11:58

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Cosa sarebbe successo, a parti invertite, in America?” si domandano in molti a proposito dell’assassinio di Cerciello. Proviamo a dare una risposta con le regole di ingaggio della polizia in Usa

L’obbligo di indossare un cartellino identificativo e il diritto a difendersi sparando per fermare il sospettato, per autodifesapersonale o tutela di altre persone, a patto che sia proporzionale al pericolo rappresentato dalla situazione. Sono le prime, fondamentali regole di ingaggio delle forze di polizia americana a cui, in via generale, devono attenersi gli oltre 18 mila dipartimenti di polizia locale negli Stati Uniti.

Qualsiasi rappresentante delle forze di polizia è “autorizzato a prevenire, indagare, perseguire e arrestare qualsiasi persona, e a perseguire qualsiasi violazione di legge”, ma le regole di ingaggio devono rispettare il Quarto emendamento della Costituzione che stabilisce il diritto di ogni cittadino a circolare liberamente senza dover temere l’interferenza della polizia.

Gli agenti possono, però, usare qualsiasi mezzo per arrestareo proteggersi da pericoli imminenti. Quando usano le armi, dovrebbero avere obiettivi precisi e non sparare per coprirsi o per tattica, come è ammesso in ambito militare. Il poliziotto è autorizzato a portare un’arma, revolver o semiautomatica, quando è in servizio; non deve essere sotto influenza di alcool, allucinogeni o altre droghe; deve indossare il cartellino con foto identificativa.

Vincoli e tutele

Gli agenti hanno molte tutele, ma anche vincoli: se un poliziotto spara a qualcuno sospettato di aver commesso, per esempio, un’infrazione al codice della strada, non può usare armi letali, come pistole o fucili semiautomatici. Se, invece, il sospettato minaccia gli agenti o altre persone, allora questo limite decade. In altre parole, se uno ha scippato una borsa, il poliziotto interviene per fermarlo, ma se il ladro o rapinatore tira fuori anche solo un coltello, il poliziotto ha diritto a sparargli.

L’uso della forza, come nel caso del privato cittadino, deve sempre essere “necessario” e “proporzionale”. Se c’è la possibilità di afferrare il sospettato e immobilizzarlo a terra, non si può sparare. L’agente, per legge, deve cercare sempre l’opzione meno dannosa. E, nel caso, allontanarsi se si sente in pericolo. Ma, da Stato a Stato, le regole cambiano: alcuni autorizzano a fuggire, senza l’uso delle armi, altri a usare le armi, così come in alcuni Stati si autorizzano gli agenti a usare “tutti i mezzi possibili” per fermare qualsiasi tipo di sospettato. Ma in generale, vale la regola della “proporzione”.

La sentenza sul caso Garner e le bodycam

Su questo tema vale la sentenza della Corte Suprema sul caso di Edward Garner: nel 1985 in Tennessee, un ragazzo di 15 anni venne ucciso dagli agenti dopo un piccolo furto in un appartamento. La polizia gli aveva sparato perché non si era fermato all’alt. La Corte stabilì che la polizia non aveva il diritto di sparare se il sospettato non rappresentava una seria minaccia, oppure se non aveva messo in pericolo la vita di altre persone. Ma è un principio che può essere aggirato: è sufficiente che gli agenti dicano di aver visto il sospettato portare la mano verso la tasca dei pantaloni, per vedere la loro posizione alleggerirsi.

Il caso di un altro Garner, Eric, l’uomo asmatico morto soffocato nel 2014, a Staten Island, dopo essere stato afferrato alla gola da un poliziotto, è finito con il non luogo a procedere nei confronti dell’agente. In alcuni casi, come per la famiglia di Garner, vengono riconosciuti risarcimenti milionari, ma nell’era digitale ci sono sempre più casi di violazione che vengono documentati attraverso i video girati con i cellulari.

L’ultimo riguarda il caso di un afroamericano fermato da un agente in Texas per eccesso di velocità, immobilizzato, buttato a terra e ammanettato, nonostante l’atteggiamento remissivo e il fatto che si fosse limitato a chiedere il perché dovesse finire agli arresti per un’infrazione. La compagna ha ripreso tutta la scena. Il video, diventato virale negli Usa, ha scatenato nuove polemiche sugli abusi della polizia, soprattutto nei confronti dei cittadini di colore. Negli ultimi dieci anni, molti afroamericani riprendono con il cellulare il momento in cui gli agenti li fermano per un controllo. Il video è diventato un mezzo di tutela e di eventuale prova nel caso di violazione dei diritti fondamentali.

Anche per questo in Usa sono in uso le bodycam, telecamere portatili, che si posizionano in genere sulla testa o su una spalla, al fine di monitorare l’attività di chi le indossa e dei soggetti con cui si interagisce. Permettono di monitorare la condotta degli agenti in servizio, ma anche per accertare eventuali responsabilità di terzi, durante controlli e accertamenti.

di Massimo Basile – Agi

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