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Giuseppe Dolce: “In ricordo di Saverio Baio Mazzola”

Redazione

Giuseppe Dolce: “In ricordo di Saverio Baio Mazzola”

Mer, 25/05/2016 - 11:15

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Giuseppe Dolce

Giuseppe DolceGiuseppe

CALTANISSETTA – Riceviamo e pubblichiamo.

Domenica 22 Maggio ci ha lasciati Saverio Baio Mazzola, avrebbe compiuto novanta anni il prossimo  Novembre, una vita spesa al servizio di una causa, di un ideale di libertà , prima di ogni cosa la libertà dal bisogno, il riscatto da una condizione di miseria e di soggezione al padrone , la ribellione per sfuggire ad una vita miserabile fatta di sorprusi ed angherie. E poi nel privato l’amore infinito perla sua famiglia, per l’adorata moglie e per i due figli Angelo e Carlo sempre in cima ai suoi pensieri.

Saverio inizia subito la sua attività politica e sindacale , nel 43 ha appena 17 anni quando subito dopo la liberazione entra nel sindacato  e lui stesso ricorda , in una intervista lucida ed appassionata raccolta in un libro scritto nel 1988 da Francesca Paola Vitale : ” La memoria dei comunisti nisseni “, il suo ingresso alla Camera del lavoro che allora si trovava alla Badia.

” In quegli anni era segretario della Camera del lavoro il compagno Gennuso e fu grazie a lui che mi avvicinai per la prima volta al Partito.

In quegli anni si discuteva dei problemi dei lavoratori in genere, però io essendo di provenienza contadina, ero più interessato ai problemi di quel mondo. Si cominciarono ad organizzare le assemblee dei contadini. Allora bastava spargere la voce che alla Camera del lavoro c’era la riunione che i contadini accorrevano . In queste riunioni si parlava del feudo, dei sorprusi, delle angherie che i padroni facevano ai propri mezzadri. Allora la maggior parte del territorio di CL era condotto a mezzadria : il feudo Lannari nel territorio di Enna, Garistoppa e Pescazzo verso S.Caterina, poi Cicuta e  Cicutella tra Delia , Sommatino e Canicattì, poi ancora il feudo S.Rita- Pisciacane. Si trattava di grossi feudi in cui lavoravano la maggior parte dei contadini mezzadri. Le loro condizioni di vita erano molto dure ma anche il piccolo mezzadro,  di poderi di 5/8 ettari , il cui proprietario era magari il libero professionista, il dottore o l’avvocato , non se la passava certo meglio. Le condizioni di vita di tutti i contadini erano veramente miserabili. Per es. quando dividevano il prodotto della terra, il grosso andava al padrone ed al mezzadro rimaneva così poco da non potere ricavare un reddito sufficiente a mantenere la propria famiglia. Poi bisogna considerare che spesso il proprietario faceva delle anticipazioni al mezzadro perché era alla fame , per cui aveva bisogno di un aiuto . Alla fine dell’anno oltre al prodotto , al padrone spettava pure l’atto di interesse,sul l’aiuto anticipato . Insomma alla fine al contadino restava veramente poco. Per cui i contadini erano stanchi di questa situazione”.

Questo era il contesto in cui si trovò ad operare il giovane Saverio che

provenendo da quel mondo cominciò ad organizzare la lotta,  attraverso la applicazione dei famosi decreti Gullo , ministro del primo governo della neonata Repubblica, che avrebbe consentito al mezzadro di tenere per se il 60% del prodotto ed attorno a questo tipo di rivendicazione molto elementare e concreta si riusciva a mobilitare grandi masse di contadini.

Dice ancora Saverio: ” c’erano continue assemblee alle quali i contadini partecipavano a centinaia . Ero ancora  molto giovane e senza alcuna esperienza, avevo solo una grande sete di giustizia . Ero molto vicino al compagno Gennuso  e fu proprio lui che mi spinse a diventare dirigente sindacale. I contadini ottennero oltre ad una più equa ripartizione dei prodotti anche la possibilità di costituire cooperative e la concessione delle terre incolte in affitto alle cooperative stesse, togliendole così agli agrari che le avevano abbandonate. Le manifestazioni si facevano spesso a cavallo ed io ricordo personalmente una giornata in cui la Prefettura di CL fu letteralmente assediata dai contadini a cavallo. Quando la manifestazione si concluse per terra rimase un tappeto di sterco dei cavalli”

Ma non furono lotte indolori . Gli agrari reagirono e sostenuti dalle autorità, da una  magistratura compiacente e dalla polizia tentarono di contrastare la ribellione dei contadini guidati dai dirigenti sindacali e dal partito. E quando i proprietari terrieri vacillavano sotto l’urto delle masse dei diseredati, facevano intervenire la mafia . Basta ricordare Portella delle ginestre con l’eccidio del Primo Maggio ,consumato dalla banda criminale del bandito Giuliano , assoldato dalla mafia del feudo.

Nel nostro territorio Saverio ricorda alcuni  episodi significativi: ” Gli agrari reagirono a questo movimento di lotta mobilitando la mafia.

Ricordo sopratutto i mafiosi dei feudi Cicuta e Cicutella. Uno di questi si chiamava Belviso e mi pare fosse di Sommatino, poi a S.Cataldo c’era il mafioso La Marca che era uno strenuo difensore dei gabelloti. La maggior parte dei grossi  feudatari durante il fascismo ed anche più tardi non stavano nelle loro terre ma magari abitavano a Parigi, lasciando le  loro terre nelle mani dei gabelloti che a loro volta si facevano difendere dai mafiosi o erano mafiosi essi stessi. Un grosso feudatario come il barone Testasecca si può dire che i contadini neanche lo conoscevano! “

E si potrebbe continuare ad attingere da questo prezioso libro ( che si dovrebbe adottare nelle scuole ) e dai tanti documenti e testimonianze  che ha lasciato Saverio  e  che Angelo e Carlo hanno manifestato il desiderio di raccogliere per offrirne esempio di vita alle giovani generazioni , in questo il Circolo Faletra  ( il suo Circolo ) intende offrire la propria collaborazione .

Saverio nel ricordare quegli anni e quelle lotte sottolinea con forza la solidarietà e l’unità tra contadini e minatori e non solo per le rivendicazioni sindacali ma anche su temi come la difesa della pace ed a questo proposito ricorda la mobilitazione delle donne guidate da Letizia Colajanni, Enrichetta Casanova ed Antonietta Marino che riuscivano a coinvolgere centinaia e centinaia di donne coi loro figli in pacifiche manifestazioni popolari.

E come non ricordare , correndo il rischio di dimenticarne moltissimi, i suoi compagni di lotta di Alleanza Contadina (come si chiamava allora quella che poi divenne CIA)  da Gaspare Scavone a Salvatore Genco, da  Peppe Palermo a Toto’ Rizza, da Loredana Cali a Salvatore Norato ed ancora Sara Salomone e Giuseppina Amitrano .

E poi nel PCI quante lotte e campagne elettorali con tanti di noi allora giovanissimi a cui lui dedicava tempo per mostrarci come ci si dovesse rapportare con i nostri militanti ed elettori. E quando si andava nelle campagne era straordinaria l’accoglienza e l’affetto dei contadini che appena sentivano la sua voce accorrevano per abbracciarlo e ci si doveva sedere  e bere altrimenti si offendevano : ricordo Nicola Spena, il vecchio e saggio Caldarella ,per limitarci solo ad alcuni nomi ma era tutto un susseguirsi di ricordi e di abbracci affettuosissimi  ad ogni casa . E così seguendolo tanti di noi siamo cresciuti politicamente alla scuola del suo esempio  e potrebbero ricordarne  tanti di questi episodi ed aneddoti, Angelo Pitruzzella,Leonardo Lombardo , Nicola Boccadutri,Mauro Milan ed ancora Ciccio Amico di Mussomeli, Peppuccio Anzalone di S.Cataldo e Salvatore Avanzato di Delia ed anche Giusi Catania di Sutera e tanti compagni di Gela,Paolo La Rosa e Toto’ D’Arma e tantissimi altri.

Ed ora che non c’è più ,voglio immaginare Saverio che va ad incontrare i suoi tanti compagni che lo hanno preceduto e lo rivedo circondato dallo stesso affetto e stima che ha avuto lungo il percorso di una lunga vita spesa per valori ed idee che abbiamo l’obbligo di preservare dall’oblio .  Lo dobbiamo a Saverio ed a quelli che insieme a lui hanno lottato per il riscatto dei più deboli ,consegnandoci un mondo  che speriamo di consegnare ai nostri figli  ancora civile e solidale e rispettoso di quegli ideali in cui credevano le generazioni che  ci hanno preceduto.

Caltanissetta 25 Maggio 2016, Giuseppe Dolce

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