Salute

“Non è solo subire, ma è anche dare” (di don Salvatore Callari)

Carmelo Barba

“Non è solo subire, ma è anche dare” (di don Salvatore Callari)

Gio, 07/04/2016 - 00:01

Condividi su:

Padre CallariNON  E’  SOLO  SUBIRE , MA  E ‘  ANCHE   DARE !   mi sembra di trovarmi davanti ad una forma di  dilemma! Mi accingo a fare un commento ad un’altra opera di misericordia spirituale, la sesta : “ sopportare pazientemente le persone moleste”! Abbiamo  considerato, come è ovvio, le opere di misericordia come un gesto di carità, di amore, di servizio, di conforto, rivolto ai nostri fratelli: dare da mangiare, da bere, visitare, ammonire, perdonare, consolare. Insomma essere chiamati ad essere “protagonisti attivi”, di azioni utili agli altri. In questo si è attivi, operanti. Nel parlare di questa opera, “sopportare pazientemente le persone moleste “ mi pare che diveniamo “soggetti passivi”, nel senso che l’impegno sembra indirizzato su di noi. Verrebbe di considerarla più “un’opera  di penitenza” che non di carità o di misericordia. Eppure, non potendo obiettare  che si tratti di un’opera mal collocata , dobbiamo sapere scorgere  l’aspetto di “proiezione” verso gli altri, di un gesto di misericordia a favore, o a beneficio degli altri. Senza escludere che, nello stesso tempo, è un esercizio di penitenza,  i cui effetti benefici ricadono sulle persone, quelle appunto”moleste”,  che  ne traggono motivo di soddisfazione, di relax psicologico, di un magico  balsamo che addolcisce certi strani  angustianti momenti del nostro prossimo.  Ma credo sia opportuno specificare: chi sono “ i molesti “ ?  e quali le possibili molestie ! Trascuriamo di parlare di quelle che in questi tempi sono spesso alla ribalta di una cronaca umiliante e poco dignitosa. La parola “molestie” vien subito da accoppiarla ad un aggettivo che non fa onore a nessuno. Queste non si devono sopportare ma combattere e condannare.  Quelle , invece,  che possono diventare  elementi costruttivi di virtù sono tutt’altra cosa . Nella cerchia delle nostre relazioni, familiari, amichevoli, di lavoro, di comunità, di vario genere, anche ecclesiali, tutti incontriamo persone che giudichiamo “insopportabili”. Per il loro modo di agire, per certe manie stupide, per linguaggio volgare, per esasperante invadenza.  Quelli che infastidiscono con la petulante narrazione dei propri guai,  quelli che vogliono “scrafuniari”  nella vita privata degli altri, il classico vicino di casa  “ principiante di violino” ; colui che  vuole decantare le sue imprese, condite di fandonie e di millanteria. Ed è qui che  “si vedrà la tua nobilitate”, la tua virtù, la capacità di sopportare  questi vari fastidi,  e così consentire agli altri “di sfogarsi” “ di sentirsi meglio “ di “liberarsi di un peso”.  Non si può negare  che non è sempre facile, “ ma, dice la Bibbia “ è meglio la pazienza che la forza di un eroe”. E quante volte  è necessario usare prudenza ed avere pazienza! ciò è più vantaggioso, ciò è virtù, ciò  è opera di misericordia.  Il più delle volte è segno di carità e saggezza mantenere  il silenzio. Ci ricorda  il libro biblico dei Proverbi: “anche lo stolto passa per saggio se tiene chiuse le labbra”. Nel fare questo “esercizio di penitenza” si consente agli altri, “ i molesti”  di rasserenarsi, di sentirsi più leggeri, di dormire più tranquilli. Possiamo dire, allora, che in questo sta ”l’opera di misericordia”. Atro discorso è  pensare alla raccomandazione di S. Pietro: “ ubbidite ai vostri “padroni” ( i nostri governanti ? i politici, i direttori generali, i presidenti  … ? )  anche se sono (detto in italiano) “severi” meglio era il latino  ( etiam discolis ) e più espressivo è il siciliano ”supirchiusi”. Ma come ben si capisce  questo è .. altra  cosa , ma non meno “molesta”.