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Caltanissetta, la storia del futuro “ricordiamo il liceo”: la mostra sui 150 del “R. Settimo”, si inaugura martedì 22 marzo

Redazione

Caltanissetta, la storia del futuro “ricordiamo il liceo”: la mostra sui 150 del “R. Settimo”, si inaugura martedì 22 marzo

Mar, 22/03/2016 - 11:20

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logoCALTANISSETTA – E’ in programma martedì 22 marzo alle ore 17,00 l’inaugurazione della Mostra documentaria sulla storia del Liceo “La Storia del Futuro”. Intervengono: Irene Cinzia Maria Collerone Dirigente Scolastico Liceo “R. Settimo”, Fiorella Falci Docente responsabile organizzazione Mostra, Liborio Giunta Docente responsabile organizzazione Mostra
A seguire, alle ore 17:30 Presentazione dell’Associazione Ex-Allievi: la giornalista Ivana Baiunco intervisterà alcuni ex-allievi del Liceo. Infine alle ore 18:30 il Concerto di beneficenza di chitarra classica con Simone Fiaccabrino e Matteo Giannone
La mostra resterà aperta dal 22 marzo al 30 aprile 2016 e si potrà visitare negli orari di apertura della scuola.
Di seguito riproponiamo l’articolo scritto da Fiorella Falci per il nostro mensile cartaceo di Marzo 2016.

150 anni di  storia del Liceo Classico “Ruggero Settimo” in una mostra documentaria LA  STORIA  DEL  FUTURO

 Più di duemila files catalogati: è primo nucleo dell’Archivio storico del Liceo Classico, Linguistico e Coreutico “Ruggero Settimo”, il cuore della mostra storico-documentaria che si inaugura martedì 22 marzo nell’Aula Magna del Liceo, insieme alla presentazione della Associazione ex-allievi “R. Settimo” appena costituita.

“La Storia del Futuro” è il titolo che stato scelto per l’evento, proprio perché scavare nella memoria storica e nella ricca documentazione di cui il Liceo dispone, ha fatto scoprire, registro dopo registro,  un mondo sommerso di talenti e di eccellenze che nel nostro territorio si sono formati, e hanno vissuto i migliori anni della loro vita in una comunità educante che ha costruito nel tempo le classi dirigenti non soltanto locali.

Nei 153 anni della sua storia il Liceo “R. Settimo” ha fatto crescere generazioni di giovani che hanno conquistato posizioni di prestigio nelle professioni, nella scienza e nella cultura, una genealogia dell’eccellenza che poche scuole italiane possono vantare.

In 45 pannelli fotografici, densi di immagini e di testi, è sintetizzato il percorso di una scuola-istituzione che ha sostenuto il processo di formazione e di unificazione del Paese, sin dai primi mesi dell’Unità d’Italia, a cominciare dal nome, (quel Ruggero Settimo leader rivoluzionario dei liberali sicilianisti del 1848 che dell’Italia unita era stato il primo Presidente del Senato), e a cominciare dai luoghi, prendendo il posto dell’antico Liceo Gesuitico nel Collegio accanto alla Chiesa di S. Agata, che dalla fine del ‘500 aveva rappresentato all’interno della Sicilia l’unica scuola superiore umanistica, e che aveva conteso, nei primi anni dopo l’Unità, al Liceo del Seminario Vescovile l’utenza più prestigiosa del territorio.

Laicità e spiritualità si sono sempre intrecciati positivamente nella storia del nostro Liceo: i primi docenti ed il Preside dei suoi primi anni di vita erano sacerdoti e religiosi. Nel ‘900 non soltanto docenti di religione  hanno lavorato alla formazione superiore dei giovani nisseni, ma sacerdoti grecisti e latinisti di spessore, come il Ciantro Michele Natale, padre Michele Lamantia, don Salvatore Piccillo, docente di Filosofia e Storia e contemporaneamente direttore della Biblioteca Comunale “Scarabelli” che con il Liceo condivideva i locali secenteschi del Collegio Gesuitico. E in età contemporanea padre Antonio Giliberto e mons. Cataldo Naro.

L’album di famiglia dell’antico Liceo presenta gli studenti e i docenti della sua storia come i frutti migliori nel campo della letteratura e dell’arte, della magistratura (tra loro tante celebrità e anche vittime della violenza mafiosa, come Costa, Chinnici, Saetta), esponenti della politica (ricchissimo l’elenco di Ministri e deputati, Sindaci e Presidenti della Provincia e della Regione che si sono avvicendati sui banchi del “R. Settimo”), docenti universitari (persino un candidato al Premio Nobel, il chimico Quintino Mingoia), Presidi. Centinaia i professori, da non poterli ancora elencare tutti.

In cattedra, in 150 anni di storia, i più bei nomi del mondo accademico italiano, da Concetto Marchesi a Luigi Russo, da Quintino Cataudella a Pietro Mignosi, da Luca Pignato a Giuseppina Basta Donzelli. O studenti che avrebbero fatto molta strada nelle Università: Alfredo e Arturo Rocco (gli autori del Codice Penale), Rosario Assunto e Nunzio Incardona, Giulio Maira e Alfredo Li Vecchi e molti altri fino ai nostri giorni.

Anche il mondo dello spettacolo ha accolto studenti “ruggerini”: da Salvo Randone nel grande teatro drammatico del ‘900 a Beppe Cino tra i registi cinematografici, fino a Miele, la giovane protagonista della musica leggera al Festival di Sanremo di quest’anno.

Ma la “Storia del Futuro” non vuole essere l’esposizione di un album dei ricordi, nutrimento della nostalgia, nel rimpianto di una città che non c’è più e di un territorio che oggi ha soltanto “un grande avvenire dietro le spalle”. Vuole proporre la rappresentazione del DNA di un popolo “vincente” che ha saputo affermarsi, nelle diverse generazioni, con lo studio, l’impegno, la capacità di superare i limiti e i confini del “natìo borgo selvaggio”.

Non erano tutti “figli di papà” gli studenti che sono usciti dal nostro Liceo. Venivano da tutti i paesi della Sicilia interna, e insieme ai figli della borghesia benestante e dell’aristocrazia più antica, gomito a gomito hanno studiato anche ragazzi di campagna, della società artigiana, del mondo del lavoro, determinati a costruire sullo studio e sul merito la loro scommessa di mobilità sociale.

I voti non erano generosi come oggi, per i ragazzi del “Ruggero Settimo”: centellinati e “sudati”, trimestre dopo trimestre, con la fatica della progressione. Tanti rimandati a settembre e qualche bocciatura, anche per si sarebbe guadagnato un grande nome da adulto. E nessun rampollo dell’aristocrazia ha ricevuto, registri alla mano, trattamenti di favore nella valutazione rispetto agli altri.

Una sezione particolarmente interessante riguarda lo sport. Disciplina costitutiva della formazione liceale sin dalla legge Casati, l’educazione fisica ha tessuto la trama della socializzazione all’interno della scuola e tra la scuola e l’ambiente esterno. Le gare sportive (nelle quali il “Ruggero Settimo” ha espresso sempre livelli di eccellenza) erano l’occasione per confrontarsi con altre scuole, altri giovani di contesti diversi, per uscire di casa, per viaggiare, per emanciparsi. Non è un caso che la prima docente del Liceo sia stata una professoressa di Educazione Fisica: Concetta Pisani, anno scolastico 1913/14.

Un viaggio lungo dentro il tempo della nostra storia sociale tra i documenti e le fotografie della Mostra del Liceo: le passeggiate scolastiche dei primi anni del secolo passato, gli studenti adolescenti in giacca e cravatta e il preside in camicia nera e andatura marziale, le pagelle con i simboli del regime nel ventennio della dittatura, fino alle maschere antigas dei tempi di guerra e all’impianto sonoro che portava in tutte le classi, attraverso gli altoparlanti, la voce del preside preceduta dal  gracchiare  inquietante delle apparecchiature: “Attenzione, è il Preside che vi parla!”.

Due edifici, in 150 anni, nei due centri urbanistici della città: il primo secolo è trascorso sul bastione del Collegio, in centro storico, intorno al chiostro della Biblioteca, gli ultimi 50 anni sul terrapieno della città in espansione, scavata in fretta con le ruspe e ammantata di cemento armato, esplosa in mille direzioni proprio dopo il ponte del Liceo, una sorta di porta degli Inferi verso l’anonimato senza bellezza dei nuovi quartieri del boom economico.

E l’edificio del Liceo è centrato su questa soglia, tra le due  storie della città, come ad abbracciarla e a tenerla per mano nel punto in cui tende a divaricarsi, a spezzare il legame del territorio con la sua identità e la sua tradizione.

Una scuola che continua a voler costruire il legame sociale e lo spazio del pensiero condiviso, come la cera e il miele in un alveare, sostanze preziose, per continuare a illuminare e a nutrire una città che oggi non è ancora uscita dal suo sottosuolo, anche se le miniere non ci sono più.

Fiorella  Falci