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Raddoppio indennità ex ASI Agrigento: dopo le denunce di Cicero, arrivano le condanne della Corte dei Conti

Redazione

Raddoppio indennità ex ASI Agrigento: dopo le denunce di Cicero, arrivano le condanne della Corte dei Conti

Sab, 23/05/2015 - 02:30

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Presidente Irsap CiceroCALTANISSETTA – Ulteriore conferma alla fondatezza delle denunce presentate alle Autorità Giudiziarie nel corso della gestione commissariale del Consorzio ASI di Agrigento nel 2012 da parte di Alfonso Cicero, attuale Presidente dell’IRSAP, nei confronti di amministratori e dirigenti di quell’ente, giunge dalla Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti di Palermo.
Con sentenza n. 510, depositata in segreteria il 21 maggio 2015, i giudici contabili, a seguito di un lungo e complesso iter processuale, hanno riconosciuto la responsabilità per danno erariale nei confronti del Consorzio ASI di Agrigento – nel frattempo posto in liquidazione – a carico di Stefano Catuara, presidente dell’ente dal 2006 al 2012, di Antonino Casesa, direttore generale dell’ente nominato dallo stesso Catuara, e di Rosario Gibilaro, dirigente responsabile contabile del Consorzio.
A seguito delle denunce di Cicero, e delle successive indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Agrigento, la Corte dei Conti di Palermo ha sentenziato che Catuara, nel periodo in cui ha svolto le funzioni pubbliche alle quali era stato preposto, ha percepito – oltre quelli normalmente spettanti – compensi illegittimi per la carica ricoperta e non dovuti per l’importo che la stessa Corte ha contabilizzato nella cifra di 53.164,61 proprio come “somme illecitamente corrisposte al Catuara”, che risultano effettivamente corrisposte dai documenti ufficiali reperiti dai giudici nella minore misura di € 38.683,38.
“Gli ex vertici del Consorzio Asi di Agrigento – dichiara il presidente dell’Irsap Alfonso Cicero – gestivano il denaro pubblico come se fosse una “cosa loro”. Una gestione caratterizzata da ripetuti e gravi illeciti, marcata da modi “prepotenti” e sfacciati nel perpetrare numerosi abusi, come gia’ acclarati anche nei procedimenti penali in corso innanzi al G.U.P. del Tribunale di Agrigento, per i reati di abuso d’ufficio, peculato e truffa. Un “sistema organizzato” – continua Cicero – in cui diversi soggetti avevano “ruoli”, vantaggi economici e “carriere” illecite, a tutto danno delle imprese e del territorio. Anche le recenti sentenze del Tar, che hanno dato piena ragione delle revoche dei lotti industriali che avevo adottato contro le imprese colluse ed in odore di mafia (Mediatel e Mangiare Sicilia – Sicilia Tavola”), lasciate “indisturbate” ad operare nell’area industriale agrigentina, oltre ad altre aziende colluse, evidenziano ulteriori ed inquietanti comportamenti degli ex vertici dell’Asi di Agrigento, fatti anch’essi debitamente denunciati all’Autorita’ Giudiziaria”.
Questi compensi illeciti che costituiscono danno alla collettività, imputata a soggetti che erano stati invece incaricati e pagati per tutelarla, il cui unico beneficiario è stato il Catuara, dovranno essere risarciti nella misura tecnicamente stabilita – pari ad € 5.526,19 per ognuno dei soggetti condannati – nel dispositivo della sentenza dalla Corte che ha ritenuto responsabile del danno oltre al Catuara, unico beneficiario dell’illecito arricchimento, anche i due citati dirigenti che con i loro atti amministrativi ne hanno consentito la quantificazione e l’erogazione, dopo che i membri del Comitato Direttivo che amministrava all’epoca il Consorzio ASI di Agrigento sono stati giudicati non responsabili per non avere svolto alcun ruolo nella vicenda.
Pesanti e dettagliate le accuse mosse dalla Corte dei Conti nei confronti dei condannati, nei cui confronti è stato rilevato che “la condotta imputata ai predetti consiste nel raddoppio delle indennità riconosciute al Presidente … nella palese violazione dell’art. 20 della legge regionale n. 8/2012”. Ed ancora “quanto al nesso causale, il Casesa risulta essere l’assuntore delle determine dirigenziali… il Gibilaro è risultato cofirmatario”, mentre nei riguardi dell’ex Presidente ha osservato che “… il Catuara, in quanto diretto beneficiario delle somme, non poteva non avvedersi della maggiorazione illegittimamente riconosciutagli”.
Nel frattempo, mentre i condannati sono chiamati a rimborsare il danno arrecato, con interessi e rivalutazione monetaria, oltre alle spese legali, si staglia all’orizzonte la sentenza con la quale il GUP presso il Tribunale di Agrigento dovrà decidere sulla richiesta, a carico del Catuara, della condanna a tre anni e quattro mesi di carcere (misura in tale modo ridotta dall’originaria richiesta di cinque anni di reclusione in virtù della richiesta di rito abbreviato formulata dall’imputato) avanzata dalla Procura della Repubblica di Agrigento nel corso dell’udienza svoltasi lo scorso 28 aprile per una lunga serie di reati qualificati come abuso d’ufficio e peculato, mentre gli altri imputati hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario.

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