MUSSOMELI- Ti aspetti il più classico e solenne vespro in occasione della festività più sentita dalla Santa Chiesa Cattolica qual è la ricorrenza della celebrazione del “Corpus Domini”, e ti ritrovi un prete che, oltre a “cantare” i novizi e confrati dell’ArciConfraternina al S.S. alla Madrice, le canta, belle e buone, alla politica, alla comunità parrocchiale e agli aderenti allo stesso Istituto di mutuo soccorso. Succede alla Madrice, sabato sera. Il protagonista, non è un prete qualunque, ma nientedimeno che L’Arciprete, Don Pietro Genco. Il suo non è assolutamente quello che può essere inteso come un j’accuse, ma molto più semplicemente il richiamo ai compiti istituzionali e religiosi rivolto a molti dei presenti ma anche a tanti di quelli che al momento, non si trovavano in chiesa. Padre Genco, nel momento della sempre suggestiva quanto emozionante “cantata dei nuovi fratelli”, ha preso lo statuto del mutuo soccorso, “vecchio qualche secolo”, per richiamare gli iscritti all’osservanza di quelli che sono i canoni della fratellanza e del concetto vero e proprio di associazionismo, uno dei “cavalli di battaglia” fortemente ribattuto e varie volte proposto da sua Eccellenza il Vescovo, Monsignor Mario Russotto. Ha guardato soprattutto negli occhi i politici presenti in rappresentanza dell’amministrazione comunale, ribadendo che non ha ancora visto concreti quanto tangibili risultati dell’impegno prodigato verso la comunità ecclesiale mussomelese da parte degli attuali amministratori. Queste parole semplici, scandite lentamente e pronunciate con grande serenità, poiché proferite in un’occasione particolare dove il clima di festa è stato tangibile, hanno solcato ancor di più l’animo dei presenti poiché le stesse, a ragion del vero, sono state foriere di poche ma precise verità che ad oggi attendono impazientemente, una pronta quanto immediata smentita.