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Un mese fa ci lasciava l’avvocato Giovanni Grande, esempio di vita retta, cristallina, laboriosa e generosa

Redazione

Un mese fa ci lasciava l’avvocato Giovanni Grande, esempio di vita retta, cristallina, laboriosa e generosa

Gio, 26/05/2022 - 13:46

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Ricorre il trigesimo della dipartita dell’Avv. Giovanni Grande, stimato professionista ed uomo integerrimo che, prodigandosi con impagabile impegno, ha dato lustro alla categoria degli avvocati Nisseni.
Nato ad Agrigento, Nisseno di adozione, è giunto in città – al seguito del padre ( funzionario statale)- da Modica, ove ha trascorso l’infanzia e completato gli studi liceali per poi laurearsi a Catania in
giurisprudenza; si è abilitato all’esercizio della professione forense nel
1964 ed iscritto all’albo dei cassazionisti già nel 1978.
Dopo aver svolto la pratica forense presso lo studio dell’avv. Michelangelo Salerno, a sua volta noto penalista nisseno, ha seguito la propria indole di cultore del diritto civile e, in special modo, in quello
processuale che, in poco tempo, arrivò a padroneggiare forte delle sue originali intuizioni che gli permisero di ottenere favorevoli decisioni della Suprema Corte sfociate, in alcuni casi, in veri e propri mutamenti
giurisprudenziali pubblicati nelle riviste di settore.
Mai sotto i riflettori, di carattere schivo e riservato, dissimulava la propria timidezza cercando di apparire burbero, ma questo non gli impediva di essere punto di riferimento per i molti giovani avvocati che a
lui si rivolgevano per trovare la soluzione ad una delle numerose insidie processuali celate nei meandri del Codice di procedura civile. Non era raro che lungo i corridoi del tribunale si formassero capannelli di giovani
colleghi interessati ad ascoltare i suoi consigli o le sue interpretazioni di istituti giuridici particolarmente ostici.

La sua solo apparente ruvidezza di carattere nascondeva, in realtà, una grande umanità ed un’ indole mite e gentile, soffusa da una inaspettata vena di sottile umorismo, che affiorava solo quando si trovava in
compagnia delle persone a lui care, come l’amico di sempre, avv. Calogero La paglia o i numerosi praticanti che hanno frequentato il suo studio e che, ora divenuti avvocati, lo ricordano con rimpianto.
Con serietà e dedizione ha svolto la professione di avvocato – soleva dire che era “la sua essenza!”- rivestendo, altresì, per oltre un ventennio, dal 1976 sino al 1997, la carica di membro del consiglio dell’ordine degli avvocati, sempre prodigo con i colleghi consiglieri, e gli avvocati tutti,
dei preziosi tesori della sua preparazione e saggezza.
In tutti questi anni, salve brevissime parentesi, ha svolto il ruolo di Segretario dell’ordine – funzione poco apprezzata perché carica di impegni ed oneri ma carente di onori- rifiutando di assumere la carica –
ben più prestigiosa – di presidente dell’ordine degli avvocati, invero, ancora una volta, ha seguito la propria indole ed il proprio modo di vivere la professione, che egli riteneva essere un vero e proprio “servizio” in
primis nei confronti dei propri clienti ma anche nei confronti della stessa classe forense.
Ha, anche, ricoperto per molti anni la carica di Giudice tributario presso la commissione tributaria provinciale, raccogliendo la stima e l’apprezzamento dei colleghi componenti e dei professionisti che
accedevano al contenzioso Tributario.
Il suo impegno istituzionale si è poi esteso oltre i limiti della nostra realtà locale, quando la fiducia dei colleghi lo ha chiamato a rappresentare, per diversi anni, il Distretto quale delegato alla Cassa Forense; compito che ha svolto con il suo consueto scrupolo e con la sua riconosciuta capacità, mettendosi sempre a disposizione dei colleghi.

A lui si deve l’intuizione della costituzione dell’unione degli ordini forensi siciliani.
Negli ultimi anni, costretto dall’età, aveva ridotto, a malincuore, la frequentazione dello studio dedicandosi soltanto alle controversie che maggiormente lo appassionavano ed affidando le redini dello studio alla
figlia Rosalia (Lia), divenuta avvocato proprio sotto la sua guida ed i suoi insegnamenti.
Il suo lungo esercizio professionale – a breve avrebbe compiuto 60 anni di iscrizione all’albo- sempre ispirato ai più rigorosi principi della lealtà, della probità e della correttezza, e della attenta considerazione e del
doveroso rispetto nei confronti di ciascun protagonista delle vicende giudiziarie si propone quale esempio luminoso per tutti, e ancora lo sarà per gli anni a venire.
Lo salutiamo con la nota affermazione che circolava tra gli operatori del diritto e le aule del Tribunale: “La cause si vincono con colpi di sciabola e di fioretto”, nel senso che anche le eccezioni processuali – da lui sollevate e che pochi conoscevano – possono portare a vincere una causa.
Oltre a lasciare un enorme vuoto di cultura nella nostra città, tra i colleghi e gli amici, lascia l’amata moglie Maria, le tre figlie: Rosalia,Valeria, Sabrina e la nipotina Emanuela, alle quali elargisce, per preziosa
eredità, l’esempio di una vita retta, cristallina, laboriosa e generosa.

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