Salute

Covid, Finlandia è il Paese più felice al mondo. Italia 25esima

Redazione

Covid, Finlandia è il Paese più felice al mondo. Italia 25esima

Ven, 19/03/2021 - 09:36

Condividi su:

La Finlandia è il Paese più felice al mondo. Lo dice il World Happiness Report, la classifica dei Paesi più felici al mondo, che quest’anno si è trovato ad affrontare una sfida unica: analizzare gli effetti della pandemia sul benessere individuale e collettivo. illycaffè e la Fondazione Ernesto Illy per il quinto anno consecutivo sono partner del report. Il World Happiness Report di quest’anno vede quindi di nuovo la Finlandia in testa alla classifica, secondo i dati raccolti dal Gallup World Poll.

Questo posizionamento è da attribuire principalmente alla fiducia della popolazione nei confronti della propria comunità, elemento che in questo momento di pandemia ha contribuito a proteggere il benessere delle persone. L’Italia sale dal 28esimo al 25esimo posto, nonostante l’anno terribile che il Paese ha trascorso. A differenza di altri Paesi, secondo i ricercatori del World Happiness Report, la risposta dell’Italia al virus è stata insoddisfacente, principalmente per una scarsa adesione della popolazione alle misure richieste e i pochi controlli, nonostante le misure messe in atto nei primi mesi della pandemia fossero stringenti.

Il report ha cercato di rispondere a una domanda fondamentale: perché i tassi di mortalità sono così diversi nel mondo? Il dato è infatti molto più alto in America e in Europa rispetto ad Asia, Australia e Africa.I fattori determinanti includono: l’età della popolazione, l’essere un’isola o meno, la prossimità ad altre zone altamente infette. Alcune differenze culturali, inoltre, hanno ulteriormente contribuito a modificare il tasso: la fiducia nelle istituzioni pubbliche; la conoscenza maturata in epidemia precedenti; la disuguaglianza nel reddito; la presenza di una donna come capo del governo e persino la probabilità di ritrovare i beni smarriti, come un portafoglio.

“L’esperienza dell’Asia dell’Est mostra che politiche stringenti non solo hanno controllato la pandemia in modo efficace, ma hanno anche contrastato l’impatto negativo dei bollettini giornalieri relativi alle infezioni sulla felicità delle persone”, afferma Shun Wang, professore del Development Institute Coreano.La questione della salute mentale è stata una delle grandi ricadute della pandemia, ma anche del conseguente lockdown. Quando la pandemia è iniziata, c’è stato un significativo e immediato declino nei livelli di salute mentale in diversi Paesi. Le stime variano molto a seconda dei criteri di misurazione adoperati, ma il dato qualitativo è simile.

Nel Regno Unito, per esempio, a maggio 2020 il tasso generale di salute mentale è stato di 7.7% inferiore rispetto a quanto previsto se non ci fosse stata la pandemia. Il numero di problemi legati alla salute mentale è stato superiore del 47%.“Vivere a lungo è ugualmente importante che vivere bene. In termini di numero di anni di vita ‘felici‘ a persona, il mondo ha fatto grandi progressi negli ultimi decenni, che persino il Covid-19 non è riuscito a cancellare del tutto”, commenta Richard Layard, co-direttore del Well-Being Programme del Centre for Economic Performance della London School of Economics.Come è facile immaginare, visti i vari lockdown dell’ultimo anno e il distanziamento sociale, la pandemia ha avuto un significativo effetto sul lavoro, limitando i contatti tra colleghi e causando un aumento del senso di solitudine e di isolamento soprattutto in chi già ne pativa gli effetti.

“Nelle mie ricerche precedenti, si è evidenziato come lavoratori soddisfatti sono del 13% più produttivi – racconta Jan-Emmanuel De Neve, direttore del centro di ricerca sul benessere dell’Università di Oxford – Questa ricerca dimostra che la felicità non dipende dalla busta paga e che i rapporti sociali e il senso di identità sono fattori molto più importanti. Queste conclusioni ci fanno pensare a un futuro del lavoro ‘ibrido’, con un maggiore equilibrio tra attività in ufficio e in remoto, in modo da poter mantenere le relazioni sociali più agevolmente e assicurare una maggiore flessibilità per i lavoratori”.

Pubblicità Elettorale