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Lavoro: Cgia, 8 su 10 hanno posto fisso. Caltanissetta tra le ultime in Italia

Redazione

Lavoro: Cgia, 8 su 10 hanno posto fisso. Caltanissetta tra le ultime in Italia

Sab, 27/04/2024 - 10:22

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“E’ un momento particolarmente positivo per il nostro mercato del lavoro. Sia per il record storico di occupati che per l’aumento del numero di coloro che dispongono di un contratto di lavoro a tempo indeterminato e, infine, anche per l’incremento, avvenuto soprattutto nell’ultimo anno, del personale con livelli di qualifica elevati”. Lo rileva l’ufficio studi della Cgia aggiungendo che 8 dipendenti su 10 hanno il posto fisso ma restano anche alcune criticita’: “Abbiamo il tasso di occupazione piu’ basso dell’Eurozona e gli autonomi sono in calo”.

Nel 2023, infatti, spiega la Cgia, “la platea degli occupati in Italia ha toccato i 23,6 milioni di unita’, 471 mila in piu’ rispetto al periodo pre-Covid, di cui 213 mila hanno interessato il Mezzogiorno che e’ stata la ripartizione geografica che ha registrato l’incremento percentuale piu’ elevato del Paese (+3,5 per cento). Le previsioni, inoltre, ci dicono che lo stock complessivo degli occupati e’ destinato a crescere ulteriormente, sfiorando i 24 milioni di addetti entro il 2025”.

Sempre l’anno scorso, prosegue la Cgia, “abbiamo raggiunto una incidenza dell’84 per cento di coloro che hanno un contratto di lavoro a tempo in determinato (15,57 milioni su 18,54 milioni) sul totale dei lavoratori dipendenti. Se confrontiamo il numero di lavoratori dipendenti del 2023 con il posto fisso sempre con lo stesso dato del periodo pre-pandemico, l’aumento e’ stato di 742 mila unita’ (+5 per cento). E’ sempre piu’ richiesto personale qualificato Infine, il numero dei lavoratori altamente specializzati/qualificati e’ aumentato nell’ultimo anno del 5,8 per cento (+464 mila), pari al 96,5 per cento dei nuovi posti di lavoro creati nel 2023; mentre rispetto al 2019 la variazione rimane positiva (+2,3 per cento), ma piu’ contenuta rispetto all’anno precedente (+192 mila) con una incidenza del 40,7 per cento sui nuovi posti di lavoro creati in questo ultimo quadriennio”.

Ma la Cgia sottolinea come rimangano ancora molte criticita’: “Nonostante possiamo contare su questi risultati cosi’ significativamente importanti, permangono ancora delle criticita’ che fatichiamo a superare. La principale rimane il basso tasso di occupazione; tra i 20 Paesi dell’Area dell’Euro, l’Italia e’ fanalino di coda con un “misero” 61,5 per cento, contro una media dell’Eurozona del 70,1 per cento. Non va trascurato nemmeno il trend registrato dai lavoratori autonomi; rispetto al 2019 sono scesi di 223 mila unita’ (-4,2 per cento), nonostante nell’ultimo anno ci sia stato un leggero segnale di ripresa pari +62 mila unita’ (+1,3 per cento)”.

“Senza contare che purtroppo, contiamo storicamente su livelli retributivi mediamente piu’ bassi degli altri Paesi dell’UE, a causa di un livello di produttivita’ del lavoro molto basso, di un tasso dei Neet elevatissimo e di un tasso occupazionale relativo alle donne piu’ contenuto di tutta Europa”, afferma l’Ufficio studi della Cgia. “In questi ultimi anni – conclude – a livello territoriale sono le regioni del Mezzogiorno ad aver registrato gli incrementi occupazionali piu’ importanti.

Rispetto al 2019 la Puglia ha segnato un ragguardevole +6,3 per cento (+77 mila unita’), seguono la Liguria e la Sicilia entrambe con il +5,2 per cento (la prima con +31 mila unita’ e la seconda con +69 mila), la Campania con il +3,6 per cento (+58 mila unita’) e la Basilicata con il +3,5 per cento (+7 mila unita’). A livello provinciale, invece, e’ Lecce con il + 16,5 per cento (+36.500 unita’) ad aver conseguito l’incremento percentuale piu’ significativo del Paese rispetto al periodo prepandemico.

Seguono Benevento con il +12,4 per cento (+10 mila unita’), Enna con il +11,2 per cento (+4.800 unita’), Frosinone con il +10,9 per cento (+16.600 unita’) e Ragusa con il +9,4 per cento (+10 mila unita’). Non tutto il Mezzogiorno, comunque, ha potuto contare su risultati positivi. Tra gli ultimi posti della graduatoria provinciale scorgiamo altre realta’ del Sud: in particolare Sud Sardegna e Siracusa dove la contrazione occupazionale e’ stata per entrambe del -4,3 per cento (la prima con -4.900 unita’ e la seconda con -5 mila), Caltanissetta con il -5,2 per cento (-3.400 unita’), Sassari con il -6,8 per cento (-12.600 unita’) e, infine, chiude la classifica la provincia marchigiana di Fermo con il -7,9 per cento (-6 mila unita’)

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