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Il crollo delle partite Iva: il 60% ha perso almeno un terzo del fatturato

Marco Mobili e Gianni Trovati - ilsole24ore.com

Il crollo delle partite Iva: il 60% ha perso almeno un terzo del fatturato

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I contributi a fondo perduto pensati per alleggerire un po’ il peso delle perdite potranno riguardare il 60% delle partite Iva con meno di 5 milioni di fatturato. La prima conferma ufficiale del fatto che la crisi economica si è rivelata ancora più pandemica del virus che l’ha generata arriva dalla relazione tecnica all’articolo 25 della manovra anticrisi. Quello che appunto distribuisce i contributi ad artigiani e commercianti parametrandoli alle perdite di fatturato subìte ad aprile rispetto allo stesso mese dell’anno scorso per almeno un terzo.

La platea
Il meccanismo, calcolano “prudenzialmente” i tecnici di Via XX Settembre, potrà riguardare 2,6 milioni di partite Iva. Cioè il 59,1% dei 4,4 milioni di autonomi che popolano la platea potenziale della norma, pensata per chi esercita «attività d’impresa e di lavoro autonomo e di reddito agrario» nell’ultima formulazione. Una platea che fin dall’inizio esclude i professionisti, i quali oggi con il presidente del consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani tornano a lamentare «un trattamento da serie B».

Anche senza di loro, comunque, l’esercito dei potenziali interessati all’aiuto è sterminato. Con una conseguenza. Per questo intervento ci sono a disposizione 6,19 miliardi: la statistica, quindi, indicherebbe in poco più di 1.400 euro l’aiuto medio pro capite.

L’indennizzo
Si tratta, appunto, di una media statistica. Perché è la stessa norma a parametrare l’indennizzo statale a una quota di perdita di fatturato, dal 10 al 20% in base alla dimensione dell’impresa. La spiegazione, allora, risiede nelle tante eccezioni a questa regola, che finiranno per doversi accontentare del «minimo garantito» da mille euro per le persone fisiche e da 2mila per le imprese.

Perché per salire sul treno delle percentuali occorre che sia certificata la perdita di fatturato subita ad aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019. E la via maestra è quella della fatturazione elettronica. Ma il mondo delle partite Iva è animato da molti soggetti esenti dalla fatturazione elettronica, come i forfettari. La norma, poi, apre le porte a tutte le imprese avviate nel 2019, evitando la tagliola che concede l’aiuto solo a chi abbia perso almeno un terzo delle entrate. Ma se la data di nascita dell’attività economica è successiva ad aprile dell’anno scorso, il parametro salta e il minimo garantito è l’unica chance.

Gli altri sostegni
Quello del fondo perduto non è l’unico maxigruppo interessato dalle forme di aiuto messe in moto da un decreto che categoria per categoria prova ad agire il più possibile a largo raggio. Il bonus autonomi, per esempio, potrebbe distribuire 3,8 miliardi a 4,9 milioni di persone ad aprile, mentre nella versione prevista a maggio interesserebbe 1,12 milioni di soggetti. Il bonus esclude però dal fondo perduto. Per cui è probabile che una quota di risorse non andrà spesa. A fare il punto ci penserà il monitoraggio intestato al Mef. Il reddito di emergenza, invece, dovrebbe riguardare 867mila famiglie: sono 450mila, invece, le colf interessate dall’assegno pensato per questa categoria.

La tassa sul gioco
Negli articoli della manovra, però, si incontra anche qualche settore chiamato a dare e non a ricevere. È il caso dell’industria del gioco. Il contributo al nuovo fondo «salva sport» per i prossimi 18 mesi è stato fissato allo 0,50% degli incassi delle scommesse sportive e virtuali. In un mercato rimasto in lockdown fino al 14 giugno, si tratta secondo gli esperti di una tassa del 15%.