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Mafia, Caltanissetta: processo Saguto. Giudice teste: “incarichi dati a pochi”

Redazione

Mafia, Caltanissetta: processo Saguto. Giudice teste: “incarichi dati a pochi”

Mer, 28/02/2018 - 18:07

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CALTANISSETTA – “C’era un clima di sospetto. Ero molto amareggiata e questo mi indusse a chiedere un cambio di sezione, chiesi di andare in Corte d’Appello”. E’ quanto ha dichiarato questa mattina il giudice Claudia Rosini, chiamata a testimoniare nell’ambito del processo che si celebra nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta nei confronti dell’ex presidente della sezione Misure di Prevenzione di Palermo, Silvana Saguto e di altri 14 imputati. Rosini faceva parte della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo. “Ogni fascicolo era una bomba a orologeria, era un campo minato”, ha sottolineato il giudice Rosini. “C’era una concentrazione di incarichi a pochi amministratori giudiziari. Facevo delle rimostranze in ordine alle nomine e ai criteri seguiti. Ma nessuno riteneva di dover prendere posizione”, aggiunge. A proposito invece dei rapporti fra la Saguto e l’avvocato Cappellano Seminara, Rosini ha detto che “erano strettissimi. Si vedevano quasi tutti i giorni, era un rapporto quotidiano. C’era un rapporto fiduciario”. Il giudice ha altresi’ riferito che nel gennaio 2013 inizio’ una campagna mediatica nei confronti della sezione in cui prestava servizio. “Poi – ricorda- arrivo’ la trasmissione delle Iene, in cui si accusava una parte importante della magistratura. C’era la foto della Saguto, che era un simbolo dell’antimafia. C’era un silenzio assordante. Non interveniva nessuno, ne’ l’Associazione nazionale magistrati, ne’ Guarnotta, che era il presidente del Tribunale”. Il giudice Rosini, durante la sua deposizione, ha sottolineato che si sentiva isolata all’interno della sezione e che la stessa sezione era isolata dal resto del Tribunale. “Molte notizie le apprendevo dalla stampa o da Telejato”.