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San Cataldo, il dramma di 10 famiglie che rischiano di “perdere” la casa: vicenda giudiziaria pirandelliana

Redazione

San Cataldo, il dramma di 10 famiglie che rischiano di “perdere” la casa: vicenda giudiziaria pirandelliana

Dom, 21/01/2018 - 09:51

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SAN CATALDO – Dieci famiglie che rischiano di restare senza casa a San Cataldo, di finire in mezzo ad una strada per una vicenda che si protrae da oltre 30 anni: una causa civile su misure di confine, una differenza di una paio di metri che potrebbe distruggere la vita di interi nuclei familiari sancataldesi, tra i quali anche quello della sorella di una delle attrici della causa. La vicenda è evidentemente pirandelliana, potremmo quasi dire esageratamente pirandelliana, e per ripercorrerla, capirla, sviscerarla, abbiamo dovuto ricorrere alla competenza ed alla pazienza dell’avvocato sancataldese Antonio Messina che nel processo difende le famiglie che vivono questo incubo.

Tutto ha origine dalla suddivisione catastale di alcuni terreni, vicenda ereditaria, avvenuta nel maggio 1986. L’allora perito operò il frazionamento soltanto su carta senza tenere conto della realtà dei luoghi. Successivamente alcuni eredi stipularono un atto di vendita, di alcuni lotti, con una società di costruzioni che realizzò un palazzo. Nel 1991, ottenute le regolari licenze edilizie, l’impresa inizia prima a costruire e poi a vendere “regolarmente” gli appartamenti ubicati nelle vicinanze di via Dei Platani: gli acquirenti nell’acquisto impegnano tutti i loro averi, investono il loro futuro e contraggono mutui per realizzare il sogno chiamato “casa”. Tutto sembra procedere per il meglio allorquando C.L., donna sancataldese nata nel 1942, intenta una causa per mancato rispetto della distanza dal palazzo verso la sua casa. Tutte le perizie accertano la mancanza di tale distanza perché i dati catastali sono “virtuali”, la realtà dei luoghi è differente. Per risolvere la faccenda, nel frattempo si accumulano anni e tensioni, basterebbe tracciare le linee divisorie in ragione della volontà reale espressa dai dividenti e non sulla mappa catastale. Nulla da fare.

La situazione si ingarbuglia e complica sempre più. Lo stabile viene dichiarato abusivo e acquisito, nel 2001, al patrimonio disponibile del Comune di San Cataldo che deve decide se abbatterlo o destinarlo a qualche ufficio. Nel 2001 il Comune di San cataldo affida in custodia gli appartamenti agli ex proprietari che continuano ad abitarli. Trascorrono 3 lustri di udienze, ricorsi, carte bollate, perizie e contro perizie. Nell’aprile del 2017 C.L. adisce il T.A.R. per chiedere la demolizione dell’immobile con nomina del commissario ad acta, in questa occasione, il vice prefetto aggiunto Elisa Borbone. Le famiglie disperate temono di veder andare in frantumi le mura di casa e le proprie vite e dal canto loro con ricorso chiedono l’accertamento tecnico preventivo sugli effettivi confini. L’udienza che dovrebbe decidere sulla nomina del consulente è fissata per martedì 23 gennaio. Nel frattempo l’avvocato Antonio Messina ha anche presentato ricorso ex art. 700 cpc per la sospensione in via cautelare e d’urgenza dell’intimazione al rilascio dell’alloggio. Anche il commissario ad acta, con grande buon senso dopo aver parlato con queste famiglie capitanate dal combattivo Giuseppe Tumminelli, nel frattempo, ha momentaneamente rimandato la demolizione e, con un documento ufficiale, chiarito che aspetterà le risultanza processuali dell’udienza di martedì 23 gennaio.

Difficile orientarsi, complicato sviscerare una vicenda giudiziaria dai contorni “grigi”, la speranza è che si riesca ad evitare che l’immobile venga demolito, che i sacrifici di una vita, di queste dieci famiglie, vittime incolpevoli di un errore altrui, non vengano mandati in fumo: la speranza è che oltre trenta anni di purgatorio, non si trasformino in un inferno…”definitivo”.