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Vertenza Eni, Gigli, Femca Cisl: “L’azienda rispetti gli accordi sottoscritti o la mobilitazione continuerà”

Redazione

Vertenza Eni, Gigli, Femca Cisl: “L’azienda rispetti gli accordi sottoscritti o la mobilitazione continuerà”

Sab, 26/07/2014 - 10:06

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FEMCA CISLGELA – Sarà una settimana difficile, l’ultima di luglio, per quanto riguarda il confronto tra Eni e sindacati sul rispetto degli accordi che sono stati sottoscritti un anno fa sugli investimenti e siti produttivi su cui l’azienda sta cambiando le carte in tavola”.

E’ questa la presa di posizione di Sergio Gigli, segretario generale della Femca Cisl, a pochi giorni dal confronto con l’Eni e dalle proteste che i sindacati hanno messo in agenda.

 Il 30 luglio, infatti, alle ore 13, si aprirà il confronto con ENI al Ministero dello Sviluppo Economico, così come richiesto dai sindacati mentre, il 28 luglio a Gela, si terrà una manifestazione dei lavoratori e, il 29 luglio, è confermato il presidio davanti a Montecitorio, a Roma, organizzato da FILCTEM CGIL – FEMCA CISL – UILTEC UIL.

 “Esprimiamo pieno sostegno alla manifestazione del 28 luglio a Gela e ci aspettiamo numerosi lavoratori anche a quella del 29 luglio a Roma – afferma Gigli – ma il punto di svolta sarà l’incontro del 30 al Mise con Eni. All’ Incontro ci presenteremo a muso duro perché è stata messa in discussione la credibilità del sindacato che in quel territorio ha firmato un accordo solo 12 mesi fa: un accordo che ha comportato grande impegno e anche sacrifici occupazionali pesanti”.

 Per questo motivo il sindacato non è disposto a tornare indietro: “L’accordo sottoscritto deve essere rispettato e la raffineria di Gela deve ripartire. – continua Gigli – Noi saremo coerenti con quanto concordato. Nuovi accordi con l’ENI si potranno firmare solo presso la Presidenza del Consiglio e il Presidente Matteo Renzi siamo certi comprenderà che i lavoratori di ENI non sono figli di un DIO minore rispetto a quelli di ELECTROLUX e comprenderà che, nel nostro Paese, la più importante azienda italiana non può contribuire alla già pesante deindustrializzazione che stiamo vivendo”.

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