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“Tesoro mio” e cuoricini: nei pizzini l’amore gay tra due boss

Michele Spena

“Tesoro mio” e cuoricini: nei pizzini l’amore gay tra due boss

Sab, 19/07/2014 - 18:12

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image“Caro, come sei nel mio cuore. Tesoro mio. Gioia mia”. Biglietti dai toni amorosi tra due capimafia in carcere, corredati di fiorellini e cuoricini.

A rivelarlo è Lia Sava, pm antimafia della procura di Caltanissetta, in un documentario-inchiesta di Klaus Davi su mafia e omosessualità che presto darà alla luce un libro.

“Sia chiaro: sono alcuni episodi circoscritti”, puntualizza il magistrato che non ha voluto svelare i nomi dei due boss. “Non vorrei che si pensasse – precisa Lia Sava – che la mafia sia diventata tutta cuoricini. E non abbiamo la prova di una relazioni sessuale. Ma devo rivelare che mi è capitato di osservare, cosa che mi ha incuriosito, delle lettere fra carcerati di mafia, maschi, appartenenti alle generazioni più giovani, che scrivono l’uno all’altro con delle espressioni particolarmente affettuose. Mi sono chiesta se in certi contesti, , dietro queste espressioni così affettuose, potesse esserci anche qualcosa, magari un richiamo al discorso omosessuale. Credo che anche questo tabù alla fine l’organizzazione mafiosa non se lo ponga più”. In base a una esperienza ormai quasi ventennale, il pubblico ministero è convinto che questo fenomeno non sia affatto incompatibile con l’essere in sé mafioso: “Proprio perchè anche la stessa organizzazione mafiosa fa differenza tra forma e sostanza. Sono convinta che anche i mafiosi possano avere e abbiano relazioni omosessuali, anche se magari non c’è più di tanto una loro esplicitazione perchè si tende a coprire, come tendono peraltro a coprire anche le relazioni extraconiugali clandestine”.

Lia Sava

Lia Sava

Nel corso del documentario, Sava parla anche del linguaggio amoroso deicapi-mafia. “Se ci pensiamo bene, anche i grandi capi-mafia comunicano fra di loro con frasi del tipo ‘Tu sei il cuore del mio cuore, nella parte più interna del mio cuore’ – racconta – analizzando questo linguaggio, al di là di quello che può succedere con le nuove generazioni, c’è comunque qualche cosa”. Anche questo linguaggio rispecchia un fenomeno di latenza che, come fa notare il pm antimafia della procura di Caltanissetta, è presente in tutti: “Sono convinta che alla fine gli studi sociologici e psicologici potranno dimostrare questo discorso”. (il Giornale.it)

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