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Ficuzza espone le opere di Francesco Carbone e la collezione del nisseno Barba

Redazione 2

Ficuzza espone le opere di Francesco Carbone e la collezione del nisseno Barba

Sab, 19/08/2023 - 20:12

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Artista, critico, promotore instancabile e vulcanico, etnografo, uomo politico, ecologista, difensore civico, polemista: Francesco Carbone (1923-1999) viene commemorato nel centenario della nascita alla Real Casina di Ficuzza, vicino la sua Godrano, per iniziativa della Galleria 71 di Palermo e dell’associazione “Istituzione Carbone”, nata dopo la sua scomparsa allo scopo di ricordare la multiforme figura di intellettuale e artista. La mostra, “Carbone 100″, si articola in quattro sezioni distinte. La prima comprende sei opere di Carbone, tutte del 1963, tranne una di sei anni dopo, connotate da uno stile fortemente astrattista e composte su tela con una tecnica mista che va dall’applicazione al collage: riguardano temi di sentita attualita’ perlopiu’ rivolti, agli inizi del boom economico, al progresso industriale, alla vita in fabbrica, alla comunicazione. La pittura e’ spontanea, fatta di accesi toni cromatici e stese campiture disorganiche che prediligono la resa informe e materica. Appaiono gia’ le prime raffigurazioni verbali che svolgono una funzione solo didascalica, mentre alla fine degli anni Settanta, soprattutto nel 1979, ma anche lungo il successivo decennio, assumono un ruolo costitutivo in quelle che Carbone chiama “Scritture verbali”, formazioni di parole che restituiscono composizioni grafiche di senso concettuale, talvolta arricchite di figure morfologiche come la Rocca Busambra ma in massima parte risolte in contorte scritte a penna che si integrano con reti di segni e simboli dove non mancano anche applicazioni ed elementi solo esornativi.

In questo genere, insieme con Michele Lambo e Salvatore Salamone, Carbone si rivelo’ un fervente sostenitore dell’esercizio diglossico che fonde due linguaggi diversi quali scrittura e immagine. In tale chiave alla seconda sezione si aggiunge un’opera del 1989, chiamata “Scrittura rurale” che, creata con materiali vari, si costituisce come un’installazione che rivela l’interesse di Carbone per il campo battezzato da lui stesso “antropologico”. “Si tratta – dice all’AGI Vincenzo Viscardi, presidente di Istituzione Carbone – di un’opera suggerita dall’uso che si faceva della ferula nel misurare la quantita’ di latte scambiato: la ferula veniva sezionata in due parti che costituivano le ricevute dell’affare concluso”. Le grandi installazioni appartengono agli anni Novanta e hanno un carattere dichiaratamente etnografico perche’ parte del Museo interdisciplinare fondato da Carbone e chiamato “Godranopoli”, una cittadella della cultura molto cara all’artista ma che venne chiusa poco tempo dopo la sua morte e divenuta oggi oggetto di una lunghissima controversia con gli eredi per la sua gestione, sebbene sia rimasto ben poco del vasto patrimonio che vantava. La terza sezione e’ quella formata dalle opere di diciannove artisti siciliani e continentali, molti gia’ conoscenti di Carbone, dedicate alla sua figura. Significativa ed eloquente la tela della palermitana Antonella Affronti, “L’artista acclamato”, dove un uomo di spalle riceve su un palco le felicitazioni di una folla in festa in una citta’ surreale minacciata da un incendio che avanza dal fondo. Alessandro Bronzini, palermitano anch’egli, tratteggia Carbone inserendolo snella sua Godranopoli sullo sfondo della Rocca Busambra. Cosi’ anche Elio Corrao, artista del capoluogo, accoglie la montagna e un Carbone rivolto a un gruppo di contadini, richiamando quindi il suo impegno sociale a favore del territorio. Ancora la palermitana Maria Pia Lo Verso evoca, entro una rapsodia che rispolvera le “Scritture visuali”, un’iniziativa di cui nel 1972 si fece artefice Carbone, “Lago ribaltato”: con l’aiuto dei contadini l’agitatore dispiego’ lunghi teli di plastica attorno al lago di Godrano per denunciarne il cattivo utilizzo. 

L’iniziativa faceva il paio con quella dello stesso anno chiamata “Fauna al negativo”, intervento di land art costituito dal posizionamento nel bosco della Ficuzza di conigli in polistirolo per chiederne il ripopolamento. Queste battaglie civili ebbero un clamoroso seguito cinque anni dopo nel capoluogo dove utilizzo’ un lungo tubo di plastica impiegato nell’irrigazione dei campi e lo fece srotolare dal Teatro Libero di Via Santo Uffizio fino alla Cala per caricare la cima su una barca di pescatori e portarla al largo, azione vista come appello a tenere Palermo legata culturalmente al suo mare. L’ultima sezione espone le opere della Collezione Barba, l’artista nisseno al quale Carbone si lego’ molto estendendo a Caltanissetta i suoi interessi artistici e l’azione propulsiva che lo animava. La sezione raccoglie installazioni di Carbone e di altri artisti come Giusto Sucato: le prime sono le cosiddette “cassette antropologiche” fatte di totemici segni ispirati al territorio e al lavoro che esso richiedeva nel vasto entroterra palermitano attorno alla Riserva della Ficuzza. “Carbone – dice Viscardi – era come ossessionato dai problemi del territorio e quindi dai bisogni per esempio degli allevatori impegnati nella difficile battaglia delle concessioni sulle terre demaniali”. Diversamente da Danilo Dolci, che pure lo ricorda nell’impegno profuso, Francesco Carbone mise l’arte al servizio delle rivendicazioni sociali. Ma fu anche altro. Dice all’AGI Francesco Scorsone della Galleria 71: “Astrattista che usava l’arte povera nelle sue opere, come il materiale di risulta, Carbone si distinse anche in veste di brillante critico d’arte e svolse attivita’ di docente all’Accademia di belle arti di Palermo. Ricordo come in galleria incoraggiasse i giovani spronandoli alla passione sia artistica che civile”. Fu proprio lui a fare da mentore al poeta contadino di Godrano Giacomo Giardina del quale scopri’ la vocazione lirica. “In quegli anni Settanta – ricorda Viscardi – Godrano visse una bella stagione di fermenti artistici e civili. C’era come parroco anche don Puglisi e Carbone rappresento’ con la sua cittadella il motore propositivo”. Una cittadella, Godranopoli, purtroppo legata alla vita di Carbone. “Abbiamo cercato di averne la gestione affidando agli stessi nipoti la direzione – dice all’AGI Salvo Cuttitta, vicepresidente di Istituzione – ma non c’e’ stato verso. Amici ed estimatori di Carbone ci siamo associati per tenere viva la sua memoria, ma siamo soli. Difficile e’ anche promuovere una mostra perche’ le sue opere sono in mano a collezionisti privati molto riluttanti a darle in prestito. Occorrono sforzi economici pubblici che non ci sono e, non avendo mai chiesto contributi, facciamo tutto da soli. Continuiamo a raccogliere lavori di Carbone e suoi reperti nell’intento di arricchire il nostro fondo, ma certamente e’ stato per lo stallo delle istituzioni anche nel prendersi cura di ricordarlo che siamo nati come Istituzione Carbone”. Il centenario e’ stato celebrato anche a Villafrati e anche in questo caso per iniziativa di un vecchio amico dell’artista, Santo Lombino.

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