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Caltanissetta, al convegno “Comunicare da Cristiani” si riflette sulla comunione tra informazione e verità

Marcella Sardo

Caltanissetta, al convegno “Comunicare da Cristiani” si riflette sulla comunione tra informazione e verità

Lun, 14/02/2022 - 19:25

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È possibile comunicare da cristiani mantenendo il dovere etico e professionale del giornalista di ricercare la verità e garantire un’informazione obiettiva?

Da quanto è emerso dal convegno “Comunicare da Cristiani, informazione e Comunicazioni sociali della chiesa dal concilio a Papa Francesco”, organizzato a Caltanissetta dalle sezioni territoriali dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi) e Assostampa con il Patrocinio della Diocesi di Caltanissetta, Ufficio diocesano Cultura e Comunicazioni sociali, la risposta è affermativa.

Dai tempi del Concilio Vaticano II di Paolo VI fino al contemporaneo Papa Francesco, passando per la dirompente e globale visione di Giovanni Paolo II e il teologismo di Benedetto VI, il bisogno e la capacità di comunicare è andata crescendo irrobustendosi sia nei canali utilizzati sia nella struttura organizzativa.

Durante l’incontro, moderato dalla presidentessa Ucsi Caltanissetta e giornalista Fiorella Falci, sono intervenuti con le loro riflessioni la giornalista e segretaria Assostampa Caltanissetta Ivana Baiunco, il giornalista e assistente ecclesiastico regionale UCSI Sicilia Don Paolo Buttiglieri, il Direttore Ufficio diocesano Cultura e Comunicazioni sociali Don Alessandro Rovello, il giornalista e presidente Regionale UCSI Sicilia Domenico Interdonato e il giornalista e Segretario Nazionale UCSI e tesoriere regionale ODG Salvo Di Salvo.

Si è discusso di come la chiesa e l’informazione laica possano allinearsi nel perseguimento dello stesso obiettivo. Il nodo centrale capace di collegare i due mondi, infatti, potrebbe essere quello di un approccio orientato a “informare da laico” offrendo al pubblico che ascolta o che legge un messaggio basato sulla verità e sulla comunione.

Il dovere del giornalista, infatti, è quello di andare fino in fondo alla notizia senza fermarsi a commenti soggettivi basati su opinioni senza alcun fondamento. Quella è la deriva che, purtroppo, sta prendendo la società che, unendosi in una “community”, protetta da uno schermo, scrive sui social o sui blog e prende come verità assoluta le fonti non autorevoli senza curarsi nemmeno di verificare se siano delle fake news.

“Siamo invasi dal dilettantismo – ha commentato Don Paolo Buttiglieri -, complici anche i social che stanno dando la parola a chi, pur non essendo competente o esperto, sceglie di comunicare il proprio pensiero veicolandolo come verità assoluta”.

“Bisogna crescere formando i giovani verso una corretta informazione – ha sottolineato Domenico Interdonato – aiutando a utilizzare i mezzi di comunicazione in modo adeguato”. Una scelta comunicativa ormai indispensabile nell’era dei tweet a 140 caratteri che si possono leggere anche nell’account “Pontifex” ma che erano già in auge nel 1622 quando San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, da intellettuale ha scelto di utilizzare un linguaggio semplice e sintetico diffondendo per le strade e le case dei volantini con l’annuncio della “buona novella”.

L’apertura verso l’esterno, per la chiesa cattolica, ha rappresentato un lungo percorso nel tempo iniziato dall’istituzione della “Giornata delle comunicazioni” che oggi può essere considerata come “l’inizio di una nuova era” e che dal 2015 si presenta con un suo personale Dicastero.

“Comunicare da cristiani” è possibile solo se si infonde ai comunicatori un’adeguata formazione che sappia ragionare su potenzialità e pericoli. Quando un religioso interviene nei mezzi di comunicazione di massa riceve una grande attenzione perché non si tratta di un semplice trasporto lineare di informazioni tra un emittente e un ricevente ma una forma di dialogo che si rivolge a una platea globale che va ben oltre i fedeli. Come ha ricordato Ivana Baiunco ne sono stati un esempio eclatante la lettera del vescovo di Ventimiglia – Sanremo contro la performance di Achille Lauro al Festival della Canzone Italiana e la partecipazione di Papa Francesco alla trasmissione condotta da Fabio Fazio.

Il concetto di comunicazione, come hanno più volte sottolineato i relatori, si lega fortemente a quello della comunicazione, chiara ed esaustiva, che può e deve estendersi anche in ambito digitale. “Comunione e progressione” sono elementi correlati e indispensabili per un’efficace evangelizzazione poiché il messaggio ai fedeli può trasformarsi in progresso solo se c’è alla base la capacità di saper comunicare il reale messaggio. E per crescere, come ha ribadito Papa Francesco, il progresso deve procedere in modo uniforme per tutte le società e non soltanto ad alcune a discapito di altre. È necessario, dunque, “dare il tempo ai popoli di raggiungere gli altri ed è proprio questa comunione che determina la crescita”.

Di “ponti” tra la dottrina teleologica e la società ha parlato Don Alessandro Rovello che vede il dialogo come chiave di incontro tra due differenti sponde che necessitano di doversi incontrare per poter crescere. Il “lievito della società” che si basa sull’idea di cura, custodia e amicizia sociale. Aspetti che non sono nati né con il pontificato di Bergoglio né con l’era di internet ma che risalgono al 1967 quando, a conclusione del Concilio, si parlava di verità, libertà responsabile e ricerca del bene sottolineando l’invito a usare in modo corretto i mezzi di comunicazione di massa secondo quei tre principi cardine. “Link”, per utilizzare un termine ormai noto nell’ambito informatico, che devono mettere alla base la verità e la fede puntando su un legame profondo altrimenti il rischio è quello di restare su un livello superficiale e potenzialmente fuorviante del messaggio che si desiderava trasmettere.

I tempi sono cambiati e con essi la società. La trasmissione di messaggi utili deve ormai procedere insieme a quelli ritenuti eticamente corretti. “Il compito del giornalista – ha sottolineato Salvo Di Salvo – non è più solo quello di trovare la notizia ma di puntare alla verità per ricostruirla. Un impegno che va perseguito nel miglior modo possibile”.

Voler “Comunicare da cristiani”, dunque, non differisce molto dall’imperativo portato avanti dal giornalista. Si tratta, semplicemente, di raccontare la verità con occhi diversi senza svendere la professione. Per parafrasare, ancora una volta Papa Francesco: il giornalista è un custode della notizia ma essendo un uomo, e in quanto tale un essere “errante”, deve imparare a curare la notizia come una piantina che ha bisogno di cure per crescere. Solo in questo modo si potrà raggiungere una comunicazione reale e un incontro che può cambiare la vita di chi legge o ascolta.

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