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Rassegna stampa. Il ministro Azzolina si racconta: “Al liceo mi chiamavano Cazzolina, non chiuderei mai la scuola”

Redazione

Rassegna stampa. Il ministro Azzolina si racconta: “Al liceo mi chiamavano Cazzolina, non chiuderei mai la scuola”

Lun, 23/11/2020 - 09:50

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“La scuola ai tempi del Covid? “Non la chiuderei mai. Non mi spavento a dire che mi batto per non chiuderla quando nient’altro rimane aperto, e per riaprirla quando tutto è chiuso. E resisto finché posso. Poi, anche io obbedisco all’autorità sanitaria”. Lo afferma il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in una intervista al magazine Sette del Corriere della Sera.

E sul concorso per i precari, sospeso, sottolinea: “Lì avrei dovuto essere anche testarda: bisognava farlo a luglio. Comunque, il 73 per cento dei candidati ha sostenuto la prova. Lo riprenderemo appena sarà possibile”. Ed interrogata sul suo rossetto rosso, che rispecchia il suo energico temperamento siciliano, in una intervista dedicata a diversi lati privati della sua vita, dice: “Già al liceo mi chiamavano cazzolina, e ne ridevo, e ora, per aiutarli a ridere, mi tingo le labbra ancora di più”.

Un “rosso-Azzolina” in cui ci sono anche sfumature di quel Manifesto del partito comunista di Marx e Engels che, confessa, è “uno dei libri che amo di più” insieme però alle opere di don Milani per lei che si dice “agnostica”. Ma anche il rosso-bandiera di Bella ciao “che è fantastica perché è la canzone della liberazione e non del comunismo”. E il rosso femminista? “Non sono femminista militante. Anche se, quando ho letto le volgarità sessiste contro di me, una forte tentazione mi è venuta”.

E sul suo mare di Siracusa confessa la nostalgia: “Mi aspetto sempre di vederlo in ogni orizzonte, persino a Biella”. Soffre di sicilitudine? “All’ inzio ne ho sofferto, come tutti quelli che sono costretti ad andarsene. Anche andandosene si può non avere fortuna, ma se hai fortuna è perché te ne sei andata. Si figuri che frequentavo quei posti di cucina siciliana dove si mangia male, ma si sazia quel famoso eccesso di identità che è una frustrazione. Provi a immaginare gli arancini di Biella. E allora ho risolto così: ho imparato a farli io. E li faccio nella variante al pistacchio, ovviamente di Bronte”.

Li fa pure da ministra? “Figuriamoci. La sola cosa che mi concedo è un sonnellino ogni tanto, dato che qui dentro ci passo la vita. Vede quel divano a tre posti? E l’unico arredamento che ho chiesto: è grande e posso sdraiarmi”.

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