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Censis, classifica università italiane: ecco le migliori

Redazione

Censis, classifica università italiane: ecco le migliori

Mar, 14/07/2020 - 09:57

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Perugia e Trento, sono le universita’ italiane da 10 e lode, quelle che nella ricerca del CENSIS hanno i “voti” migliori. L’analisi si basa sulla valutazione degli atenei (statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensioni) relativamente a: strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, livello di internazionalizzazione, comunicazione e servizi digitali, occupabilita’. A questa classifica si aggiunge il ranking dei raggruppamenti di classi di laurea triennali, dei corsi a ciclo unico e delle lauree magistrali biennali secondo la progressione di carriera degli studenti e i rapporti internazionali.

In dettaglio, tra i mega atenei statali (quelli con oltre 40.000 iscritti) nelle prime quattro posizioni si mantengono stabili, rispettivamente, l’Universita’ di Bologna, prima con un punteggio complessivo pari a 91,5, inseguita dall’Universita’ di Padova (88,5), dall’Universita’ di Firenze (86,2) e da La Sapienza di Roma (85,7). Sale di una posizione l’Universita’ di Pisa, classificandosi quinta con un punteggio pari a 84,7, con un incremento di 9 punti per l’occupabilita’ e di 13 per la comunicazione e i servizi digitali. L’Universita’ di Torino (81,8 punti) perde due posizioni e retrocede al settimo posto, dopo la Statale di Milano (83,3).

Ultima e’ l’Universita’ di Napoli Federico II, preceduta dall’Universita’ di Catania. L’Universita’ di Bari si conferma in terzultima posizione. Per i grandi atenei statali, l’Universita’ di Perugia mantiene la posizione di vertice nella classifica dei grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti) con un punteggio complessivo di 92,7. Sale di due posizioni l’Universita’ di Pavia (90,3), dal quarto al secondo posto, incrementando di 9 punti l’indicatore relativo alle strutture, di 6 quello della comunicazione e dei servizi digitali e di 7 quello dell’occupabilita’, compensando il minor punteggio per le borse di studio e gli altri servizi in favore degli studenti (-7 punti).

Arretra di due posizioni l’Universita’ della Calabria (89,5), che scende in quarta posizione, preceduta dall’Universita’ di Parma (90,0). Guadagna quattro posizioni l’Universita’ di Cagliari, dalla nona alla quinta. Segue al sesto posto l’Universita’ di Milano Bicocca (87,7), che avanza di due posizioni, precedendo l’Universita’ di Modena e Reggio Emilia (87,5) e l’Universita’ di Salerno (87,3). Entra a far parte della classifica dei grandi atenei statali l’Universita’ di Ferrara (82,2), in tredicesima posizione. Penultima e’ l’Universita’ della Campania (78,0), ultima l’Universita’ di Messina (75,5).

Per i medi atenei statali, l’Universita’ di Trento e’ prima nella classifica dei medi atenei statali (da 10.000 a 20.000 iscritti), con 98,7 punti. Sono gli incrementi di 10 e 7 punti rispettivamente degli indicatori occupabilita’ e comunicazione che, compensando la contrazione di 12 punti dell’indicatore internazionalizzazione, garantiscono all’ateneo la posizione di vertice. Con 96,0 punti l’Universita’ di Sassari scala due posizioni, collocandosi al secondo posto, prima dell’Universita’ di Siena, che retrocede in terza (94,8). L’Universita’ di Trieste (93,3) perde una posizione e arretra in quarta, l’Universita’ di Udine (90,8) si colloca al sesto posto, perdendone tre. Stabile, quinta in graduatoria, l’Universita’ Politecnica delle Marche. Chiudono il ranking l’Universita’ di Napoli L’Orientale, l’Universita’ di Napoli Parthenope e l’Universita’ degli Studi Magna Graecia di Catanzaro. 

Dall’indagine del CENSIS rivolta ai rettori, emerge l’immagine di un sistema universitario reattivo, in grado di ottimizzare risorse umane e tecniche, nonostante le carenze strutturali che da anni lo affliggono, per dare continuita’ alla propria missione. Sui 61 atenei rispondenti, 42 hanno completato il passaggio alla didattica a distanza entro una settimana dall’inizio del lockdown, i rimanenti per lo piu’ in due settimane.

Ma le risorse messe a disposizione dal Fondo per le esigenze emergenziali del sistema universitario sono state ritenute all’unanimita’ insufficienti. Il timore maggiore e’ quello del crollo delle immatricolazioni a causa dell’impatto della pandemia sui redditi delle famiglie. Nel 2008 la crisi fu molto rilevante: causo’ una riduzione complessiva di quasi 25.000 immatricolazioni nel giro di sei anni (-8,4%), con un tonfo nel solo primo anno della crisi del 4,1%.

Inoltre, un arresto dei flussi degli studenti residenti all’estero priverebbe i nostri atenei di una componente importante (l’1,7% degli immatricolati nello scorso anno accademico: 5.155 studenti) e in forte crescita nel tempo. Nel quinquennio 2015-2019 il tasso medio annuo di incremento e’ stato del +10,7%