Lo studio
Questo spuntone fu studiato per la prima volta dallo scienziato francese Paul Broca nel 1885 “ma non se ne curò molto”. Finché non ha colpito l’interesse di Shahar, che nel suo studio pubblicato nel Journal of Anatomy nel 2016 affronta in dettaglio la questione insieme al suo coautore. I due esperti spiegano di aver aveva notato tempo prima delle protuberanze occipitali esterne nei raggi X di pazienti relativamente giovani. E così sono andati a fondo esaminando 218 radiografie del rachide cervicale laterale di persone di età compresa tra i 18 e i 30 anni, in cui appare la protuberanza. Tra tutti, il 41% presentava lo spuntone, nel10% dei casi lungo almeno 20 mm. Era più comune negli uomini che nelle donne, il 67% contro il 20%. Il più lungo misurava 35,7 mm in un uomo e 25,5 mm in una donna.
Lo studio sostiene che i casi di osteofita – questo il nome tecnico – che spuntavano dalla protuberanza occipitale esterna di persone giovani sono rari nella letteratura medica, mentre sono relativamente comuni nelle persone anziane, ma più raramente in zona occipitale.
Non avveniva già con i libri?
Secondo Shahar questa incidenza potrebbe essere dovuta al sempre maggiore uso di smartphone e dispositivi da tenere in mano sin dalla prima infanzia. Il problema risiede nel fatto che mentre usiamo cellulari e tablet il nostro collo lavora per mantenere ila testa in equilibrio. L’assunzione di questa posizione in misura prolungata spinge il corpo a produrre un nuovo osso per aumentare la superficie che regge il cranio.
Ma non lo facevamo già con i libri? La postura sbagliata non è un’invenzione del 21esimo secolo. Già con i libri l’uomo trascorreva del tempo col capo chino. Qual è allora la differenza? Il tempo. Nel 1973, riporta la BBC, prima dell’invenzione delle altre forme di intrattenimento, un americano leggeva in media 2 ore al giorno. Oggi le persone trascorrono più di 4 ore al cellulare.