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Mafia: appalti e massoneria, 4 mln confiscati a imprenditore 

Redazione

Mafia: appalti e massoneria, 4 mln confiscati a imprenditore 

Mer, 16/01/2019 - 09:07

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TRAPANI – Beni per 4 milioni di euro sono stati confiscati dalla Dia di Trapani all’imprenditore di Mazara del Vallo Vito Di Giorgi giudicato, gia’ nel 1996, persona socialmente pericolosa dal tribunale che gli aveva inflitto la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per gravi indizi in ordine alla sua appartenenza alla cosca mafiosa di Mazara del Vallo, facente capo a Mariano Agate. Quel procedimento porto’ alla luce sia l’illecita ingerenza dell’organizzazione mafiosa nella gestione degli appalti pubblici, sia l’esistenza di connessioni tra organizzazioni mafiose e ambienti massonici deviati, utilizzati da Cosa nostra per quell’opera di infiltrazione e condizionamento di settori istituzionali.Vi furono, infatti, alcuni stralci di conversazioni telefoniche e ambientali, da cui emerse per esempio il tentativo di aggiustare, attraverso amicizie in ambienti massonici, un processo a carico del mafioso Giovanni Bastone, che si sarebbe dovuto celebrare a Trapani. Venne alla luce, in sostanza, l’esistenza di una fitta rete di collegamenti tra mafiosi e personaggi della massoneria deviata, utilizzati da Cosa nostra per influenzare quei processi in cui l’organizzazione risultava interessata. Nello stesso contesto giudiziario, a Di Giorgi venne confiscata la propria quota di partecipazione in seno alla Simed srl, centro degli interessi economici della sua famiglia, che, pero’, continuo’ a gestire occultamente per circa un ventennio. L’attivita’ ha interessato complessi aziendali, immobili, capitali sociali delle societa’ coinvolte nell’operazione di trasferimento fraudolento di beni, nonche’ risorse finanziarie ritenute d’illecita provenienza.

Di Giorgi, con la complicita’ di compiacenti professionisti, realizzo’ in passato una sequenza di operazioni finanziarie, immobiliari e societarie attraverso le quali riusci’ a trasferire fittiziamente ad altre ditte intestate a suoi familiari, parte rilevante del patrimonio immobiliare della Simed srl, ottenendo anche degli indebiti e sostanziosi risparmi d’imposte. Il complesso sistema fraudolento, ricostruito dalla Dia di Trapani attraverso indagini patrimoniali, e’ stato avvallato anche dalle perizie disposte dallo stesso Tribunale che, nel 2016, su proposta avanzata dal direttore della Dia d’intesa con il procuratore della Repubblica di Palermo, ha dapprima disposto il sequestro dei suoi beni e, con il provvedimento di oggi, la confisca dell’intero patrimonio.