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Comune non paga, imprenditore mussomelese s’incatena

Carmelo Barba

Comune non paga, imprenditore mussomelese s’incatena

Ven, 28/10/2016 - 21:43

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img-20161028-wa0006MUSSOMELI .  Un gesto delirante quanto significativo è stato quello del giovane imprenditore mussomelese  Salvatore Lanzalaco che, non sapendo più a quale santo votarsi, intorno alle 10 di giovedì 27 ottobre,  assai determinato, si è incatenato, all’interno del Palazzo Comunale di Torretta, di fronte alla stanza del sindaco, per esprimere la sua profonda rabbia e preoccupazione per la sua impresa di costruzione, creditrice di 200.000 euro nei confronti del Comune, che, ancora, non gli ha sborsato un solo centesimo per i lavori di ristrutturazione dell’immobile di via Leonardo  da Vinci, in Torretta, confiscato alla mafia; lavori che la ditta ha eseguito e che sono stati già collaudati. Questo mancato rispetto dei patti contrattuali da parte del comune, con regolari fatture emesse a fine 2015 dalla ditta a chiusura dei lavori, ha sottolineato il giovane imprenditore,   ha creato alla ditta Pia srl, di cui è titolare, mancanza di liquidità che non ha permesso dir far fronte agli impegni coi fornitori, assillandolo con le insistenti e legittime richieste di pagamento dei creditori, purtroppo, ancora da assolvere. Va sottolineato che l’imprenditore mussomelese si è incatenato quasi per l’intera giornata ed esattamente  fino alle 18, allorquando, attorno ad un tavolo tecnico della serata, un buon numero di consiglieri comunali, presente anche il vice sindaco, gli hanno manifestato l’intenzione di approvare, nella seduta del prossimo consiglio comunale, convocato per il 2 novembre alle ore 21,15,  il debito fuori bilancio  di circa 200.000 euro riguardante, appunto,  la sua pratica.  Da parte sua, il sindaco di Torretta gli aveva precedentemente detto che “Il mancato pagamento è riferibile solo ad un ritardo burocratico”: argomentare che non troverebbe d’accordo il giovane imprenditore Lanzalaco che, invece,  sostiene che, da parte sua, ha fatto tutto ciò che era nei suoi doveri e nelle sue incombenze e che gli intoppi  ed il ritardato pagamento sono da attribuirsi ad altri che hanno gestito in maniera alquanto discutibile la complessa pratica finanziaria: “Voglio sperare , ha concluso il giovane imprenditore, che finalmente io possa scrivere la parola fine sull’incasso per questi lavori di ristrutturazione che mi sono costati sacrifici, patemi d’animo, mancata serenità, con rischio di chiusura dell’attività che con tanta energia e buona volontà ho cercato di portare avanti. Il mio gesto di incatenamento vuole essere un messaggio pacifico alla pubblica amministrazione e cioè quello di non rubare la speranza ai giovani imprenditori che si spendono e si muovono fra tante difficoltà nella realizzazione dei loro impegni per portare un pezzo di pane a casa; vuole essere, infine,   un urlo a favore della categoria imprenditoriale, che, giorno dopo giorno, vedono calpestati i propri diritti, e che continuando di questo passo saranno costretti loro malgrado ad abbandonare quello che per loro è una passione: il loro mestiere!”

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