GELA – Riportiamo integralmente il testo di una lettera che i lavoratori del diretto e dell’indotto del Petrolchimico hanno scritto al Papa.
Santità,
innanzitutto ci scusi se ci rivolgiamo a Lei al fine di esporre la nostra vicenda ma sappiamo come Lei sia sensibile ai drammi delle cosiddette “periferie esistenziali”.
Noi riteniamo di essere proprio quelle periferie.
Siamo i lavoratori del diretto e dell’indotto della raffineria di Gela e, molto probabilmente, rimarremo senza lavoro.
L’azienda, infatti, dopo averci detto nel luglio del 2013 che avrebbe effettuato investimenti sulla fabbrica, rendendola più competitiva e più sicura, oggi ha deciso di chiudere gli impianti di raffinazione e trasformare il sito in semplice deposito con riduzione drastica del personale.
Siamo delusi e preoccupati per il futuro nostro e dei nostri figli.
Come Lei ha detto il lavoro dà dignità alla persona e noi chiediamo semplicemente quel lavoro e quindi quella DIGNITA’, nient’altro.
La decisione unilaterale è stata presa senza nessuna avvisaglia ma all’improvviso.
Le chiediamo semplicemente di dar Voce a chi non ha Voce, magari davanti al Governo italiano, e chiedere la sua Paterna Benedizione e Preghiera.
Il 2 luglio scorso nella nostra città abbiamo festeggiato la Madonna delle Grazie alla quale il popolo Gelese è devoto, Le chiediamo di voler richiedere la Sua intercessione perché possa incidere nei cuori e nelle menti di chi ha preso questa decisione, per noi drammatica, e far comprendere che un’economia basata solo sul profitto e che non ha al centro l’Uomo è destinata a fallire.
Certi del Suo interessamento la Salutiamo devoti.
I LAVORATORI DEL DIRETTO E DELL’INDOTTO