CALTANISSETTA – Assolta perchè il fatto non sussiste. Così si è pronunciata la Corte di appello di Caltanissetta ribaltando il verdetto di primo grado che aveva condannato la giornalista pubblicista Giulia Martorana a 20 giorni di arresto per favoreggiamento. I fatti risalgono al 2008, il 2 settembre. La Martorana, pubblicista corrispondente dell’agenzia Agi e del quotidiano La Sicilia, aveva pubblicato una notizia di ‘nera’ su un incidente probatorio disposto dal giudice in un’inchiesta su presunti abusi sessuali su due sorelline di 12 e 14 anni. La giornalista non aveva fatto nomi, nessuna intercettazione, nessuna indiscrezione sulle dichiarazioni delle due ragazzine. Aveva tuttavia ipotizzato che vi potessero essere coinvolte altre persone. Era stata convocata prima in questura e poi in Procura, ma si era rifiutata di rivelare la fonte della sua notizia.
Condannata nell’ottobre 2011 a venti giorni di carcere, con la sospensione condizionale della pena, per non aver voluto rivelare al giudice la fonte della notizia, la Martorana era stata considerata una favoreggiatrice. Ma la notizia era vera! La giornalista aveva solo coperto la fonte.
“Non appartengo alla schiera di chi si scaglia contro i magistrati – aveva dichiarato, superando l’amarezza per la condanna – per una sentenza o un’inchiesta sgradita. Il giudice ha applicato, se pure con molto rigore, una norma che non consente ai giornalisti pubblicisti di avvalersi del segreto professionale. Spero che questa vicenda serva a far aprire un dibattito sull’etica del giornalista e sulla sua tutela, estendendo il segreto professionale anche ai pubblicisti che sono la categoria grazie alla quale, ogni giorno, escono i quotidiani in tutta Italia”. Ora l’assoluzione. Soddisfazione per la sentenza da parte del presidente dell’Unione cronisti Guido Columba e del presidente del Gruppo siciliano dell’Unci Leone Zingales: “Si tratta di un ulteriore passo per il riconoscimento giuridico anche ai colleghi pubblicisti impegnati nei servizi di cronaca della possibilità di avvalersi del segreto professionale”.
(Fonte presspubblica.it)
Assolta perchè il fatto non sussiste. Così si è pronunciata la Corte di appello di Caltanissetta ribaltando il verdetto di primo grado che aveva condannato la giornalista pubblicista Giulia Martorana a 20 giorni di arresto per favoreggiamento.
I fatti risalgono al 2008, il 2 settembre. La Martorana, pubblicista corrispondente dell’agenzia Agi e del quotidiano La Sicilia, aveva pubblicato una notizia di ‘nera’ su un incidente probatorio disposto dal giudice in un’inchiesta su presunti abusi sessuali su due sorelline di 12 e 14 anni.
La giornalista non aveva fatto nomi, nessuna intercettazione, nessuna indiscrezione sulle dichiarazioni delle due ragazzine. Aveva tuttavia ipotizzato che vi potessero essere coinvolte altre persone. Era stata convocata prima in questura e poi in Procura, ma si era rifiutata di rivelare la fonte della sua notizia.
Condannata nell’ottobre 2011 a venti giorni di carcere, con la sospensione condizionale della pena, per non aver voluto rivelare al giudice la fonte della notizia, la Martorana era stata considerata una favoreggiatrice.
Ma la notizia era vera! La giornalista aveva solo coperto la fonte.
“Non appartengo alla schiera di chi si scaglia contro i magistrati – aveva dichiarato, superando l’amarezza per la condanna – per una sentenza o un’inchiesta sgradita. Il giudice ha applicato, se pure con molto rigore, una norma che non consente ai giornalisti pubblicisti di avvalersi del segreto professionale. Spero che questa vicenda serva a far aprire un dibattito sull’etica del giornalista e sulla sua tutela, estendendo il segreto professionale anche ai pubblicisti che sono la categoria grazie alla quale, ogni giorno, escono i quotidiani in tutta Italia”.
Ora l’assoluzione. Soddisfazione per la sentenza da parte del presidente dell’Unione cronisti Guido Columba e del presidente del Gruppo siciliano dell’Unci Leone Zingales: “Si tratta di un ulteriore passo per il riconoscimento giuridico anche ai colleghi pubblicisti impegnati nei servizi di cronaca della possibilità di avvalersi del segreto professionale”.


