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Gela, operazione antimafia: 63 in manette. Nella sezione “Gallerie” le foto

Redazione

Gela, operazione antimafia: 63 in manette. Nella sezione “Gallerie” le foto

Mer, 18/05/2011 - 08:04

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GELA– Imponente operazione antimafia fra Gela, Busto Arsizio e altre zone del varesotto. Sono 63 le ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla Squadra Mobile di Caltanissetta, dal commissariato di Gela, e dalle Squadre Mobili di Varese e Genova, nell’ambito di un vasto blitz
coordinato dalla Dda nissena. Delle 63 ordinanze emesse dal Gip
del Tribunale di Caltanissetta, 27 sono state eseguite durante
la notte, 36 sono state invece notificate in carcere ad
altrettanti affiliati di Cosa nostra appartenenti alle famiglie
Emmanuello e Rinzivillo di Gela. Per Sono accusati, a vario
titolo, di estorsione, associazione mafiosa, traffico
internazionale di sostanze stupefacenti, incendi, detenzione e
porto di armi. Le indagini hanno permesso di sgominare una
vasta organizzazione che era riuscita a penetrare nel tessuto
imprenditoriale del Nord Italia. Nell’operazione sono stati
anche sequestrati beni per oltre dieci milioni di euro. Tra gli
arrestati anche un dipendente del Comune di Gela, Angelo
Camiolo, ritenuto uomo di fiducia del clan Emmanuello e
vicinissimo all’ex reggente, Crocifisso Smorta, ora
collaboratore di giustizia. L’impiegato comunale aveva il
compito di informare il clan sugli appalti pubblici banditi dal
Comune di Gela e successivamente di riscuotere le rate
estorsive dagli imprenditori che effettuavano i
lavori pubblici per conto del Comune.
Le indagini, condotte nell’ambito dell’operazione
denominata in codice “Tetragona” hanno permesso di scoprire
come l’organizzazione fosse dedita anche alle estorsioni. Ben
15 imprenditori hanno collaborato con la giustizia denunciando
intimidazioni e richieste di pizzo. Ricostruite decine di
episodi estorsivi, dalla classica “messa in regola”,
all’imposizione di materiale da prelevare presso aziende
“amiche”, all’assunzione di personale. Tra gli arrestati
personaggi che stanno al vertice del clan
Rinzivillo e della famiglia Emmanuello. Le indagini si sono
avvalse della collaborazione di diversi pentiti appartenentialla Stidda e a Cosa nostra.

Le indagini, durate tre anni,hanno permesso di svelare la complessa e variegata realta’ di
Cosa nostra di Gela e le sue ramificazioni in Lombardia e
Liguria (piu’ precisamente nel varesotto e a Genova),
riconducibile alle due famiglie, da sempre antagoniste, dei
Rinzivillo e degli Emmanuello, entrambi facenti capo a Piddu
Madonia, catturato nel 1992. Dopo la morte del boss Daniele
Emmanuello, avvenuta nel 2007, i Rinzivillo tentarono di
riconquistare la leadership, approfittando del momento di
instabilita’ al vertice di Cosa nostra. Il clan dei Rinzivillo
sarebbe riuscito a penetrare nel Nord Italia e in particolare
nella zona di Busto Arsizio, dove era riuscito a infiltrarsi
grazie a imprenditori gelesi compiacenti e ad alcuni affiliati
rimasti in libert�. E’ proprio sull’asse Gela�Busto
Arsizio che la famiglia Rinzivillo sarebbe riuscita a reimpiegare i
suoi proventi illeciti, provenienti in particolare dal traffico
di stupefacenti, finanziando attivita’ imprenditoriali del
settore edile in odor di mafia. La cocaina veniva introdotta in
Italia importandola da Santo Domingo, per poi essere
distribuita nel Nord Italia e in Sicilia. E’ emerso come gli
uomini d’onore trasferitisi al Nord Italia mantenessero
continui contatti con la “casa madre” contribuendo
all’assistenza dei detenuti e delle loro famiglie, partecipandoalle decisioni di Cosa nostra.

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