Salute

Rassegna Stampa. Caltanissetta. Adnan Siddique: deposizione di fiori davanti la casa in cui fu ucciso per l’impegno contro il caporalato, immigrati assenti

Redazione 3

Rassegna Stampa. Caltanissetta. Adnan Siddique: deposizione di fiori davanti la casa in cui fu ucciso per l’impegno contro il caporalato, immigrati assenti

Mer, 04/06/2025 - 09:15

Condividi su:

Il pakistano assassinato 5 anni fa. Deposizione di fiori davanti la casa in cui fu ucciso per l’impegno contro il caporalato. Immigrati assenti.

Adnan Siddique vive ancora e Caltanissetta lo ricorda a 5 anni dalla morte. Una storia sconcertante, quella di un uomo di 32 anni ucciso per aver difeso dei lavoratori immigrati sfruttati che faticavano accanto a lui. «Adnan uomo giusto e cittadino esemplare, difensore dei diritti dei braccianti, assassinato dalla violenza del caporalato e dall’indifferenza, accoltellato a casa sua, in via San Cataldo». Così è stato ricordato ieri con tre eventi, su iniziativa del Movi, della Casa delle Culture e del Volontariato, dell’Osservatorio Placido Rizzotto, del Punto G. Alle 11 in via San Cataldo 10, alla presenza del prefetto Chiara Armenia, dell’assessore comunale Ermanno Pasqualino, dell’ex sindaco Roberto Gambino, del professore Aurelio Armatore, di padre Giuseppe Anfuso e altre persone. Sono stati posati dei fiori dinanzi la lapide commemorativa. Poi alle 19.30 nella scalinata della Grazia, in via Consultore Benintendi, c’è stato l’incontro pubblico al quale hanno partecipato Filippo Maritato, presidente del Movi, Salvatore Patrì, avvocato delle parti civili nel processo, Jean Renè Bilongo presidente della fondazione Placido Rizzotto, Ennio Bonfanti del Comitato giustizia per Adnan. Infine la proiezione del reportage sul sistema criminale del caporalato a Caltanissetta, “Il silenzio del sudore” di Elia Miccichè. «Caltanissetta città dell’accoglienza, dell’integrazione – afferma Filippo Maritato – non può accettare questo. Noi non vogliamo più che succedano determinate cose».

Molto sentito l’intervento del Prefetto Chiara Armenia, che ha pronunciato parole significative. «Bisogna muoversi, fare controlli – ha detto – e dove possiamo colpiamo. Io sono per la concretezza, stiamo lavorando al rinnovo del protocollo per la sicurezza. Tutto purtroppo è legato al denaro, al guadagno. Parlare, sì, ma ognuno deve fare la sua parte, bisogna formare i giovani, o rischiamo seriamente di perdere questa battaglia. Noi la nostra parte la stiamo facendo. Questo è il modo migliore per onorare Adnan». Ma in mezzo a tante presenze, ieri mattina alla commemorazione c’è stata un’assenza rumorosa, quella dei pakistani, connazionali di Adnan, per i quali lui ha combattuto fino alla morte. «L’uccisione di Adnan- affermano per il Partito democratico Giancarlo La Rocca e Davide Chiarenza – deve servire da monito per ricordarci che la lotta contro lo sfruttamento del lavoro nero non è affatto finita. La vicenda di Adnan dimostra amaramente che in Sicilia non è ancora sicuro il diritto di denunciare i soprusi. Le tutele per chi alza la testa sono deboli e i controlli delle istituzioni preposte su datori di lavoro e dinamiche di reclutamento restano largamente insufficienti».