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Filippo Mosca e Luca Cammalleri: c’è la data della Sentenza del Processo d’appello

Marcella Sardo

Filippo Mosca e Luca Cammalleri: c’è la data della Sentenza del Processo d’appello

Ven, 08/03/2024 - 14:39

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Per i nisseni Filippo Mosca e Luca Cammalleri c’è la data della sentenza che metterà la parola “fine” al processo d’appello che si è discusso in Romania, in un edificio a circa mezz’ora di strada in auto dal carcere di Porta Alba a Costanza.

Il 25 marzo i giudici si esprimeranno sulle misure cautelari, il 19 aprile 2024 si potrà conoscere la sentenza.

I due giovani, poco più che trentenni, da circa 9 mesi sono reclusi nel carcere lager, indagati per traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Una vicenda torbida su tutti gli aspetti a partire già dalle condizioni che hanno portato all’arresto dei due ragazzi, giunti nel paese dell’est Europa insieme a Claudia, fidanzata di Filippo, e a un’altra ragazza, anch’essa reclusa nel carcere.

Sul caso si è interessata anche la trasmissione televisiva d’inchiesta “Le Iene” che ha pure diffuso dei video nei quali si vedevano i due giovani, ancora trattenuti dalle forze dell’ordine a poche ore dall’arresto.

In questo momento la loro voce, fuori da quel lurido luogo di reclusione, sono Ornella Matraxia, madre di Filippo, e Pietro Cammalleri, fratello di Luca. I due sono più volte andati in Romania a cercare di sostenere e supportare i loro familiari e, agli incontri, così come all’udienza celebrata ieri, era presente anche Claudia.

“Da quando anche la politica locale, nazionale e internazionale si è mossa per sostenere la totale assenza dei diritti umani dei detenuti reclusi nel carcere di Costanza, qualcosa è cambiato” hanno raccontato i familiari di Luca e Filippo. Loro, infatti, raccolgono come un messaggio di incoraggiamento e di speranza anche le “briciole” che vengono loro offerte.

La loro reclusione è iniziata in una cella di circa 30 mq con 12 letti a castello dove erano recluse 24-25 persone.

Pessime le condizioni igieniche così come le condizioni di vita che non tenevano in minima considerazione il rispetto della persona umana. Luci accese 24 ore su 24, riscaldamento e acqua calda spesso mancante, due buchi nel pavimento al posto del WC. Fori che spesso si otturavano e dai quali risalivano gli escrementi insieme alle blatte e ai topo. Due ragazzi che già da subito sono stati “presi di mira” dagli altri detenuti che li hanno aggrediti con un pentolino di acqua bollente e provato ad accoltellarli.

“Quando dovevano recarsi in Tribunale, per partecipare a un’udienza, venivano prelevati dalla loro cella verso le 7 del mattino e portati nel palazzo che distava circa una mezz’oretta dal carcere. Arrivati lì venivano lasciati ad aspettare, anche per ore (le udienze si svolgevano di solito verso Mezzogiorno) in quel luogo buio e freddo. Uscivano dal carcere con le manette e restavano con i polsi legati per tutto il tempo – nella sala d’attesa così come nell’aula davanti al giudice – finchè non tornavano di nuovo a Porta Alba. In sala tutto veniva percepito come caotico ed era pure difficile riuscire a sentire la voce dell’interprete che traduceva in estemporanea tutto quello che veniva detto da giudici, teste e avvocati”.

Dopo che diverse forze politiche e associazioni di diritti umani sono state allertate e si sono interessate ai detenuti, le condizioni di Luca Cammalleri e Filippo Mosca sono cambiate. I due ragazzi sono stati trasferiti in una nuova cella, con meno persone, portati in Tribunale solo poco prima dell’udienza con un mezzo dedicato solo a loro e senza avere le manette ai polsi. Per l’ultima udienza tutto il pubblico è stato fatto uscire e, oltre agli imputati, l’interprete, il giudice, il personale amministrativo e gli avvocati erano presenti i tre familiari dei due giovani, Ornella, Claudia e Pietro. Sono rimasti fuori, però, anche i funzionari dell’ambasciata italiana, la presidente Katia Anedda e i rappresentanti di “Prigionieri del silenzio”, associazione che li sta seguendo durante questo duro percorso.

I familiari, al momento, vivono in bilico tra la fiducia e l’angoscia. Tanti gli interrogativi sull’esito del processo e tanta l’aspettativa che lascia sperare che i ragazzi possano uscire presto da questo incubo. “Durante l’udienza – aveva dichiarato ieri la madre di Filippo – sono intervenuti il pm che ha rilanciato le accuse ai giovani italiani, l’avvocato difensore di Filippo Mosca, Alexandru Pascu Radu, il quale nel suo intervento davanti ai giudici, tra le altre cose, ha sottolineato che l’operato di poliziotti e magistrato non sarebbe stato in linea con le leggi romene. Il giovane sarebbe stato infatti trattenuto 21 ore quando invece per lo stato di fermo le norme prevedono non oltre le 8 ore. Hanno parlato anche l’avvocato di Luca Cammalleri e quello della ragazza italiana che aveva chiesto a Filippo Mosca di poter ricevere il pacchetto nel suo hotel al cui interno sono stati trovati poi 150 grammi di droga. I legali degli italiani hanno ricostruito i fatti, ribadendo tutte le tesi difensive a sostegno dei loro assistiti. Ci sono ancora tanti aspetti che non lasciano presagire trasparenza, come la scelta di lasciare fuori sia l’ambasciata sia le associazioni civili così come la scelta, a loro parere arbitraria, di presentare soltanto 3 dei 7 files di intercettazioni che presentavano irregolarità”.

“Sono intervenuta in Consiglio Comunale oggi in favore di Filippo Mosca e Luca Cammilleri e ho chiesto l’intervento del Sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino, affinché anch’esso si faccia portavoce del dolore delle famiglie e scriva al Ministro Tajani per sensibilizzarlo su questa triste vicenda che stanno vivendo i nostri due concittadini e le loro famiglie – ha commentato la consigliera comunale Matilde Falcone -. Non possiamo rimanere in silenzio, Filippo e Luca sono figli della nostra Caltanissetta e non possono e non debbono essere abbandonati dalle istituzioni. Filippo e Luca potrebbero essere i nostri figli e i nostri fratelli per tale motivo, noi nisseni dobbiamo essere solidali e chiedere a gran voce che abbiano un trattamento adeguato e degno dì un essere umano, cosa che fino ad ora non è stato fatto. La Romania è un paese membro della comunità Europea e non è possibile che i detenuti vengano trattati in questo modo. A breve sarà presentata una mozione in favore dei 2.500 detenuti italiani detenuti all’estero. Ci sarà la mobilitazione di Nessuno tocchi Caino, associazione rights on con la sua presidente Eleonora Gazziano. Si sta mobilitando anche il partito della Democrazia Cristiana con il Suo Presidente Toto’ Cuffaro e l’Europarlamentare Francesca Donato che sta predisponendo una interrogazione e una visita in Romania”.

A chiedere un intervento deciso per non lasciare soli i due ragazzi e riportarli in Italia è intervenuta anche la zia di Luca, Maria Assunta Cammalleri (foto in alto) che, dopo aver ringraziato Tilde Falcone per l’interessamento fino a ora manifestato, ha ribadito l’appello al Sindaco Roberto Gambino invitandolo a impegnarsi attivamente per i due ragazzi reclusi in condizioni disumane. “Il silenzio che arriva dal nostro primo cittadino è assordante. Chiunque, sentendo questa drammatica vicenda, non può restare indifferente. Non bisogna essere stati amici di Luca, di Filippo o di uno dei suoi parenti per potersi lasciare coinvolgere emotivamente o essere spronato a intervenire. Siamo convinti che i diritti umani vadano tutelati con ogni mezzo e attraverso ogni canale a prescindere dal colore politico o dal ruolo ricoperto in ambito pubblico o privato. Dal Sindaco Gambino ci aspettiamo un intervento concreto finalizzato a far qualcosa per supportare i nostri due concittadini. In tanti si sono mossi ma confidiamo anche in lui per avere notizie più dettagliate”.

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