Il lavoro si fa sempre più digitale, e sfruttarne le potenzialità può rappresentare un’alternativa al precariato. Specie in Sicilia, dove la disoccupazione è al 20%, arrivando al 40% tra i giovani dai 15 ai 29 anni (Eurostat). Ne è convinta Etna digital academy, convenzionata con Confcommercio di Catania e con Confindustria, prima scuola siciliana che promuove cultura e formazione digitale di giovani ed aziende. Alcune realtà locali, imparando a sfruttare le piattaforme digitali, hanno ampliato il loro mercato, arrivando ad esportare cannoli cassate ed arance in Usa. Ma cultura digitale vuol dire anche un cambio di mentalità. Come spiega Enrico Cecchini esperto di strategie di marketing, ceo de I Sarti del Web, ”molti imprenditori hanno verso i loro prodotti una devozione illogica, quasi viscerale.
E la loro autostima è legata proprio a ciò che offrono, commettendo l’errore di essere autocelebrativi e prodotto-centrici”. Non a caso, dal sondaggio effettuato da I Sarti del Web, condotto su 7.000 imprenditori, è emerso che l’83%, più di 8 persone su 10, pensano che il problema principale per il mancato acquisto dei propri prodotti o servizi sia il prezzo, giudicato troppo elevato dai possibili clienti. Quella che manca, quindi, è la capacità di mettersi in discussione e uscire da questa perversa dinamica autocelebrativa.

