Salute

Caltanissetta, Croce Rossa: tour nella catena di umanità che lega benefattori e indigenti. Il Video

Marcella Sardo

Caltanissetta, Croce Rossa: tour nella catena di umanità che lega benefattori e indigenti. Il Video

Mer, 28/04/2021 - 21:01

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Un anno fa, in piena pandemia, Michele Spena, editore de “Il Fatto Nisseno”, è stato accolto sui mezzi della Croce Rossa nissena e, per qualche ora, ha vestito i panni del volontario.

Oggi, dopo 12 mesi ma ancora in uno stato di emergenza sanitaria cittadino, torniamo a essere ospitati dalla grande famiglia dei volontari CRI per vedere come è cambiata la situazione in città e l’approccio degli operatori.

“Nessuno al mondo aveva mai vissuto una pandemia – ha commentato il presidente del Comitato Provinciale Nicolò Piave -. Ci siamo trovati dentro questa situazione, coinvolti come cittadini ma anche come volontari di un’associazione internazionale che, come missione, ha il dovere di dare aiuto alla popolazione.

Eravamo impreparati ma abbiamo riorganizzato tutte le nostre attività mettendo in sicurezza noi stessi e i nostri assistiti. In un anno abbiamo effettuato oltre 8000 interventi in tutta la Provincia dividendoci tra i servizi vocati al <<tempo della gentilezza>>, servizi sociali e sanitari.

Abbiamo scoperto una città diversa da quella che viene delineata. Una città umana e attenta al sociale. In tema di solidarietà non siamo affatto ultimi”.

Una piacevole scoperta messa alla luce dei riflettori da tour alla scoperta della “serata tipo” dei volontari della Comitato Provinciale di Caltanissetta. Nel silenzio della sera, a ridosso del coprifuoco istituito a livello nazionale, i volontari indossano le loro divise rosse, salgono sui veicoli CRI e vanno a raccogliere quello che, silenziosamente, molti imprenditori scelgono di donare al prossimo.

Si tratta di pane e cibo invenduto distribuito alle famiglie bisognose assistite dalla Croce Rossa Italiana. Un elenco, spesso troppo lungo da poter completare, che raccoglie gli indigenti della Città di Caltanissetta e integra le indicazioni delle parrocchie, dei servizi sociali del Comune o di altre realtà associative.

A loro si aggiungono i cittadini in quarantena o affetti da Covid che sono stati posti in isolamento domiciliare. “La nostra soddisfazione arriva quando una famiglia ci comunica che non ha bisogno più dei nostri servizi perché è uscita dalla quarantena o è guarita dal virus”.

“C’è molta gente che non riesce nemmeno a portare del cibo a tavola perché ha perso il lavoro o ha dovuto chiudere la sua attività – ha raccontato la signora Rita, titolare di un panificio che ha scelto di aderire all’iniziativa – . Sentiamo il dovere di aiutare chi non può mangiare, soprattutto se ha la responsabilità di bambini o malati. Non importa come sono andate le vendite della giornata. Se i volontari CRI entrano nel mio negozio non li mando mai a mani vuote”.

Un ritiro costante che avviene a bordo di uno scooter o di un’auto a seconda delle necessità di spostamento e del luogo di consegna.

“In quest’ultimo anno si è incrementato un disagio economico che già era presente in modo latente nel tessuto territoriale locale – ha proseguito Nicolò Piave -. Molti imprenditori hanno compreso le difficoltà e si sono immedesimati in chi ha bisogno scegliendo di continuare a donare. A volte abbbiamo addirittura notato un aumento nella quantità di prodotti offerti”.

Non esiste un quantitativo standard di alimenti invenduti acquisiti quotidianamente perché ogni panificio o supermercato dona ciò che ha prodotto quel giorno. La mole dipende da tanti fattori tra i quali il numero di clienti e i quantitativi di alimenti rimasti nel banco. In media, però, ogni sera si riescono a raccogliere circa 60 – 70 Kg di cibo che include, oltre il pane, anche pollo, pizze, arancine o supplì. “Se guardiamo il totale delle necessità quello che riusciamo a ottenere è solo una goccia nel mare – ha proseguito Piave –. Quella goccia, però, fa comunque parte dell’oceano”.

Come una perfetta e ben oleata catena di montaggio il cibo, dopo essere stato raccolto, viene smistato al centro operativo secondo le necessità di ciascun nucleo familiare. Al termine, nella stessa sera, i pacchetti vengono consegnati nelle case dei Nisseni.

“C’è molta necessità in città, spesso guardiamo attorno senza notare la povertà che ci circonda – ha raccontato il panificatore Fedele -. Non servono grandi gesti plateali per supportare il prossimo. Basta acquistare un prodotto e donarlo alle associazioni di volontariato o anche lasciarlo in quella che ormai in città è nota come La panchina della solidarietà”.

Il vero DNA della Croce Rossa è il volontariato. Un servizio che ogni sera coinvolge circa 15-20 volontari che sono consapevoli di come questa loro disponibilità consenta di raggiungere circa 20 – 30 famiglie a sera e, talvolta, anche fino a 40. Un contatto diretto con le persone che gratifica chi riceve, chi dona e chi si occupa del servizio di consegna.

“Ringrazio i volontari che quotidianamente si spendono per il prossimo promuovendo la cultura del donarsi agli altri e rimanendo attenti alle necessità che, talvolta, per vergogna o eccessivo pudore, non vengono confessate – ha concluso Nicolò Piave -. Nel nostro piccolo sono certo che stiamo riuscendo a fare un buon lavoro. Il mio appello finale va rivolto ai Nisseni affinché siano attenti alle necessità di chi ci circonda. Persone che, magari, non sono nemmeno così lontane. A volte il nuovo indigente può essere è proprio il nostro vicino di casa. Non serve una divisa rossa per diventare un volontario della solidarietà. Basta avere un cuore grande e umanità verso chi ha bisogno”.

Piccole gocce di solidarietà che contribuiscono a rendere grande l’oceano.

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