Salute

Covid, Domina: Stato non sostiene il lavoro domestico

Redazione 2

Covid, Domina: Stato non sostiene il lavoro domestico

Lun, 07/12/2020 - 12:59

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Il settore del lavoro domestico accusa alcune difficoltà legate alla recrudescenza della pandemia.

“E, per l’ennesima volta, anche in questa seconda ondata emergenziale, le difficoltà del settore non sono state sostenute adeguatamente dagli interventi dello Stato”, denuncia Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico.

La posizione di Gasparrini viene sostenuta dai sindacati di settore e dalle altre organizzazioni datoriali con un avviso comune. Il messaggio viene esplicitato anche da Gianni Rosas, direttore dell’Ufficio Ilo per Italia e San Marino, nel policy brief ‘Il lavoro domestico durante l’emergenza da Covid-19′ riportato nel rapporto annuale 2020 sul lavoro domestico realizzato dall’Osservatorio nazionale Domina: “molte delle misure di politica del lavoro messe in atto in Italia per fronteggiare l’emergenza non si potevano di fatto applicare ai lavoratori domestici.

I lavoratori e i datori di lavoro domestico hanno subito una discriminazione”, afferma Rosas.

Sull’incidenza dei principali provvedimenti statali messi in atto, il rapporto Domina 2020 ha elaborato i dati a livello regionale. Per quanto riguarda il bonus baby-sitter, la Regione con più richieste è stata la Lombardia (282mila), seguita da Veneto (161mila) e Lazio (132mila).

Sul bonus lavoratori domestici, il maggior numero di domande è stato presentato in Lombardia (56mila), e Lazio (40mila). Più staccate, Piemonte (23mila), Campania (21mila) ed Emilia Romagna (19mila). Gli importi maggiori si registrano in Lombardia (46 milioni) e Lazio (32 milioni).

Mediamente, i beneficiari rappresentano il 25,8% dei lavoratori domestici, con punte in Calabria (41,1%), Sicilia (38,5%) e Campania (35,9%). Le regioni in cui i lavoratori domestici hanno beneficiato meno dell’indennità sono Valle d’Aosta (14,8%), Friuli Venezia Giulia (17,2%), Trentino Alto Adige (18,5%) e Toscana (18,5%).

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