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Caltanissetta, Angeli “senza” Presepe. Don Rovello: riscoprire la spiritualità del Natale

Marcella Sardo

Caltanissetta, Angeli “senza” Presepe. Don Rovello: riscoprire la spiritualità del Natale

Mer, 02/12/2020 - 16:55

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Quest’anno si sarebbe dovuta svolgere la dodicesima edizione di “Betlemme agli Angeli”, il Presepe vivente allestito nel quartiere arabo.

I residenti, sostenuti e guidati spiritualmente dal parroco della chiesa San Domenico, per anni hanno sfidato freddo, pioggia e neve per poter infondere un messaggio di pace e speranza.

Tra le case antiche, recuperate e addobbate per l’occasione, era allestita anche una stalla con un bambinello “in carne e ossa” che rappresentava come il cuore pulsante della città continua a battere e, proprio come centinaia di anni fa, a dare linfa vitale a tutto il territorio circostante.

La pandemia e il Covid 19, però ha impedito di poter organizzare la nuova edizione del Presepe Vivente.

Tra il 24 dicembre e il 6 gennaio non ci saranno luci accese, campane squillanti e citazioni del Vangelo proclamate nella piazza principale.

“Siamo stati la prima Sacra Famiglia del presepe vivente – hanno commentato Giusi e Massimo Iorio – e da allora siamo sempre stati a disposizione della comunità e del parroco per rendere la manifestazione sempre più coinvolgente ed estesa. Questo, per noi, è sempre stato un dono da offrire a tutti i visitatori, a quel <<prossimo>> di cui ha parlato proprio Gesù”.

Chi supera la “stella cometa” posizionata all’ingresso spesso non sa che per allestire le circa 25 locande e “dammuse” ci sono settimane di duro lavoro svolte nei ritagli di tempo libero. Non si tratta soltanto di accendere un fuoco per scaldare la ricottella, tagliare tranci di pane condito e indossare una tunica. Quell’antico quartiere ormai quasi abbandonato, ogni anno, ha bisogno di interventi di manutenzione e consolidamento soprattutto se viene concessa in uso qualche altra stanza. Bambini e adulti, uomini e donne si mettono all’opera per poter immergere i visitatori in un’esperienza che possa far comprendere il reale significato del Natale.

“Quest’anno avvertiamo un vuoto perché non potremo vivere le festività come, ormai, eravamo abituati a fare” hanno commentato.

“Questo non deve lasciarci nello sconforto – ha commentato il parroco di San Domenico, Don Alessandro Rovello -. Dobbiamo imparare a vivere la pienezza del Santo Natale anche se non saremo insieme fisicamente. Possiamo ugualmente essere in comunione con i fratelli sentendoci vicini con lo spirito. In ogni casa è possibile ricreare quella culla nella quale accogliere Gesù Bambino”.

Nulla, infatti, è perduto e il silenzio che circonderà quelle case, prima palcoscenico diffuso di un villaggio di Betlemme, sarà compensato dal clamore delle voci che risuoneranno in ogni casa e dalle preghiere che verranno professate dai fedeli.

“Siamo certi che il parroco saprà guidarci ugualmente in momenti di preghiera e di veglia in attesa della nascita di Gesù – hanno concluso Massimo e Giusi Iorio -. Anche se quest’anno non saremo animatori del presepe vivente potremo ugualmente annunciare il mistero del Natale. Cambieremo soltanto il modo di testimoniare questo grande evento e non lo faremo soltanto per 6 giornate, tante quante le canoniche date di apertura del presepe, ma ogni giorno”.

Si è trattato di un anno molto particolare e anche il Natale, proprio come la Pasqua, dovrà essere vissuto a distanza, magari attraverso lo schermo di un televisore o assistendo a una messa celebrata in diretta su un social network. L’importante è saper vivere la vigilia con raccoglimento spirituale, entusiasmo e serenità.

Nella foto di copertina: Giusi e Massimo Iorio durante la prima edizione di “Betlemme agli Angeli”

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