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Riesi: Rapporto Migrantes, la capitale dell’emigrazione. Il legame “spezzato”

Redazione 2

Riesi: Rapporto Migrantes, la capitale dell’emigrazione. Il legame “spezzato”

Gio, 29/10/2020 - 08:49

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Negli anni Novanta – scrive La Repubblica (ed. Palermo) – anche la famiglia Benetton aveva investito, attraverso Pietro Capizzi, sul grande polo tessile di Riesi (CL), riuscendo a impiegare circa 300 persone.

Adesso però, come quel polo ormai abbandonato, in molti lasciano la cittadina un tempo terra di minatori, dove anche la ferrovia che doveva unire i paesi della miniera, non è mai stata completata, con le rotaie che sono state smantellate prima della conclusione dell’opera, per impiegare il ferro nell’ uso bellico.

Abbandonate le miniere, è stata abbandonata anche la terra di Riesi, comune a metà strada tra Caltanissetta e Gela, capitale dell’emigrazione all’estero secondo il nuovo rapporto Migrantes, appena pubblicato, che mostra un quadro sconfortante per la Sicilia. Sparita “l’offerta” di lavoro anche la “domanda” si è dovuta riadattare andando a presentare curricula fuori il proprio territorio, andando a presentare la propria disponibilità in luoghi nei quali avrebbero trovato porte aperte.

I primi tre posti tra i paesi che contano tra i 10 mila e i 100mila abitanti, sono infatti il cuore dell’entroterra dell’ isola: Riesi, Barrafranca e Ravanusa.

Le province minori di Caltanissetta, Enna e la parte interna della provincia di Agrigento occupano le prime posizioni di questa classifica che nella top ten conta addirittura 8 paesi della zona, tutti poco distanti tra loro.

Nella classifica dello «spopolamento», tra i primi sedici Comuni in Italia, tredici sono siciliani, 26 tra i primi 50.

La città riesina è al primo posto con 7.358 iscritti all’Aire, il registro dei residenti all’ estero, rispetto a una popolazione di 11.110 persone che, sulla carta, sono residenti nella cittadina nissena, zona di vigneti e di terreni abbandonati.

Sono andati dove avevano un altro legame, un appoggio, un supporto momentaneo che potesse aiutare loro a trovare un lavoro. Wuppertal, nella Ruhr, tra Colonia e Dusseldorf, c’è la città tedesca dove la presenza riesina è piuttosto numerosa. E’ lì che si è trasferita parte della “generazione intermedia”, quelli abbastanza grandi per andare a studiare o cercare un lavoro fuori e non troppo anziani per pensare, ormai, alla pensione.

Praticamente 6 cittadini su 10 sono fuggiti all’estero spezzando via quel legame con famiglie, amici e territorio. Lasciando, forse, un pezzo del proprio cuore ma andando in un luogo che ha permesso loro di trovare un lavoro, mettere del cibo a tavola e vivere con dignità.

Chissà se, prendendo un aereo, un treno o la propria macchina, andando via dalla cittadina hanno pensato ai tanti che, nello scorso secolo avevano lasciato la propria terra con una valigia sgangherata e il sapore amaro in bocca.

A fronte dell’emigrazione, però, la città registra anche un “innesto” generato dalla comunità rumena. Sono circa 2000 i cittadini che, dal Paese dell’est, sono arrivati per integrarsi nel territorio. Ciò che serve per ripopolare il paese, però, è un serio progetto di sviluppo, una visione a lungo raggio, un nuovo progetto di vita da offrire a quei cittadini, ancora bambini ma che presto, in mancanza di alternative, dovranno scegliere di seguire le orme di chi è andato via.

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