Salute

Truffe agli anziani: in casa con i falsi tamponi Covid.

Redazione 1

Truffe agli anziani: in casa con i falsi tamponi Covid.

Gio, 02/07/2020 - 18:47

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Si presentano con tesserini e divise di Croce rossa, Protezione civile, aziende sanitarie, impiegati del comune, e si offrono di eseguire, gratuitamente, il tampone per l’accertamento della positività al Covid-19; in realtà si tratta di truffatori che cercano di introdursi in casa per razziare tutto il denaro e gli oggetti preziosi che trovano. A renderlo noto è la Polizia di Stato. Si tratta di nuove tipologie di truffe dalle quali la Polizia mette in guardia nel proprio sito web ufficiale.

I bersagli preferiti di queste truffe sono prevalentemente persone anziane che vivono sole, spesso più vulnerabili e propense a dare fiducia agli sconosciuti. Naturalmente sia le tessere di riconoscimento che le divise sono falsi, anche se a volte sono proprio le stesse ma rubate dai magazzini dei vari enti. La Polizia ricorda che bisogna fare molta attenzione e ricordare che non esistono medici o altre persone incaricate di fare controlli porta a porta senza una campagna preventiva di comunicazione; in caso di dubbi è necessario contattare subito le Forze dell’ordine. Per questo abbiamo ideato uno spot che mette in guardia tutti da questa nuova forma di truffa.

Ognuno deve pertanto sensibilizzare i propri familiari anziani, informandoli su questo genere di raggiri e sugli altri stratagemmi messi in atto dai malviventi per raggiungere lo scopo di introdursi nelle abitazioni. Alcuni esempi sono quelli del falso incidente al figlio o al nipote, oppure il pagamento di una cauzione per il loro arresto, dei falsi tecnici di acqua, luce o gas, assistenti sociali o incaricati dell’Inps, oppure finti inviati a domicilio a riscuotere bollette delle utenze.

Purtroppo questi reati sono molto diffusi, ma il numero delle denunce è decisamente inferiore a quello dei crimini subiti dagli anziani che, spesso, si tengono il segreto e non confessano, nemmeno ai loro cari, ciò che hanno subito. Questo avviene per vergogna o paura di essere giudicati. Ma bisogna superare questa seconda vittimizzazione e invitare a denunciare ricordando ai nostri familiari, che non sono soli.

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