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Il celebre stilista nisseno Danny Wise dà i voti ai look sanremesi: “Non c’è più l’eleganza di una volta”

Maria Schillirò - La Sicilia

Il celebre stilista nisseno Danny Wise dà i voti ai look sanremesi: “Non c’è più l’eleganza di una volta”

Mer, 12/02/2020 - 09:26

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Protagonista indiscussa del Festival di Sanremo è senz’altro la musica. Guai a dire il contrario, ma, inutile negarlo, all’Ariston anche l’occhio vuole la sua parte. Danny Wise, stilista e imprenditore di origini nissene, icona di bellezza e di stile nel mondo e vincitore di quattro premi Oscar della moda, ha passato in rassegna i look sfoggiati sul palco della kermesse canora, decretando i promossi e i bocciati di questa 70ª edizione.

«Occorre sottolineare che l’eleganza va oltre l’abbigliamento. Si tratta piuttosto di un connubio di stile, portamento e educazione. Tutto ciò che – esordisce, senza alcuna pietà, Wise – mancava alla maggior parte dei protagonisti di questo Sanremo». A non convincere lo stilista sono innanzitutto i cantanti, tutti rimandati, eccetto pochi eletti e un solo vincitore: «L’unica persona davvero elegante su quel palco era Paolo Jannacci. Ha indossato degli smoking molto chic, ma, cosa ancor più importante, è stato in grado di portarli. Meno eleganti, ma comunque convincenti – continua Wise – anche Gabbani con i suoi abiti più audaci e giovanili e Diodato, con la sua eleganza sobria e la sua genuinità».

Stessa sorte anche per le colleghe: «Salverei solo Elodie, ma di certo non per i capi indossati. Quei look anni ‘80/’90 e i pochi gioielli non l’hanno per nulla valorizzata. Eppure mi piacerebbe poterla vestire, perché in lei vedo del talento. Non è chic, ma allo stesso tempo non è volgare. Ho visto del potenziale anche in Levante, ma il suo look era disastroso: quattro orecchini a destra, quattro a sinistra, il top che le scivolava continuamente, una longuette abbinata a quei tacchi larghi. Inaccettabile».

A lasciare perplesso il fashion designer siciliano anche i look eccentrici di Achille Lauro, da molti ritenuto l’artista più rivoluzionario di questo Sanremo: «Non metto in dubbio che dietro la sua immagine ci sia un enorme lavoro, ma credo che gli abiti siano una seconda anima e debbano essere in simbiosi con l’artista, non sovrastarlo».

Pagelle durissime anche per i conduttori: «Ho apprezzato lo stile con cui Amadeus ha condotto questo Festival, ma non posso dire la stessa cosa delle sue giacche. Per carità, curate e ben stirate, ma i tessuti erano di un kitsch!». Wise non le manda a dire neanche ai suoi compagni di viaggio: «Fiorello, a mio avviso, non è mai stato un uomo elegante e credo stesse meglio vestito da Maria De Filippi. Tiziano Ferro è un ottimo cantante e dovrebbe continuare a fare il cantante. Anche le co-conduttrici mi hanno deluso – continua lo stilista – Vogliamo parlare del primo abito sfoggiato da Alketa Vejsiu? Sarebbe stato un ottimo costume di scena. Per non parlare della Venier che ha scelto di scendere le scale togliendo le scarpe».

Un Festival che, second Wise, ricorderemo più per le cadute di stile che le canzoni, ma c’è ancora una speranza: «Sarà la bellezza, intesa nel senso più ampio del termine, il nostro salvagente e spero che in futuro gli organizzatori si affidino a questa nelle loro scelte. Tutto ciò che prescinde il bello non ha uno stile, tutto ciò che non ha uno stile non ha un fine e – chiosa lo stilista – tutto ciò che non ha un fine ha una fine».

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