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Mafia, fiumi di droga dal Marocco all’Italia: giro di affari da oltre un milione e mezzo, tre arresti

Redazione

Mafia, fiumi di droga dal Marocco all’Italia: giro di affari da oltre un milione e mezzo, tre arresti

Mer, 13/11/2019 - 08:51

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Fiumi di droga dal MAROCCO e dalla Spagna che arrivavano fino all’Italia per un valore di oltre un milione e mezzo di euro. E’ quanto emerge dall’operazione Eden 3 che all’alba di oggi ha portato al’arresto di tre persone. L’inchiesta ha permesso di ricostruire i lucrosi traffici delittuosi posti in essere dagli associati sin dall’estate del 2013, consentendo nell’ultimo quinquennio il sequestro degli ingenti carichi di stupefacente (hashish) acquistati dall’organizzazione criminale. Le indagini hanno evidenziato come i tre arrestati, tra cui l’ex avvocato Antonio Messina “autorevole esponente della criminalità organizzata trapanese, radiato dall’albo degli avvocati per le vicende giudiziarie che lo hanno visto coinvolto in passato, emerso in maniera trasversale in diverse attività investigative perché in qualificati rapporti con esponenti apicali di cosa nostra, tutti originari di Campobello di Mazara e pluripregiudicati per reati inerenti al traffico illecito di sostanze stupefacenti, nonostante i periodi di detenzione ultradecennali scontati, sfruttando rapporti consolidati con alcuni referenti stranieri, nel periodo monitorato dalle indagini abbiano operato importazioni di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente lungo la tratta MAROCCO – Spagna – Italia”, dicono gli inquirenti. In particolare, nella prima fase delle investigazioni è stata intercettata una partita di droga proveniente dalla penisola iberica e destinata al mercato milanese, costituita da 240 kg di hashish, sequestrati a Carate Brianza (MB), con il conseguente arresto in flagranza di un soggetto incaricato di custodire lo stupefacente. La ”merce” avrebbe fruttato alle casse dell’organizzazione circa 350.000 euro, raddoppiando l’investimento illecito. Nello stesso frangente veniva ricostruito il reticolo di spaccio sulla piazza lombarda, composto dai soggetti ai quali gli associati facevano ”assaggiare” lo stupefacente al fine di cederlo il più rapidamente possibile. Le indagini, “oltre a consentire di documentare numerosi episodi di minuto spaccio e l’acquisto di due armi da fuoco, hanno permesso di ricostruire l’attivismo dell’associazione per l’importazione di ulteriori carichi di hashish per oltre una tonnellata”, tra cui una ”partita” di 180 kg ceduta a clienti di origine calabrese; un carico di 60 kg di hashish che, proveniente dalla Sicilia e destinato al mercato lombardo, è stato sequestrato alla fine del 2015 in Toscana. Nell’ultimo periodo, muovendo dal monitoraggio di Angelo Greco, arrestato il 19.04.2018 “per partecipazione ad associazione mafiosa quale affiliato alla famiglia di cosa nostra di Campobello di Mazara, in costante collegamento con il vertice del mandamento di Castelvetrano e condannato con rito abbreviato a 8 anni reclusione, sono stati acquisiti ulteriori e convergenti elementi sul conto di Giacomo Tamburello, Antonio Messina inteso l’avvocato e Nicolò Mistretta”, come dicono gli inquirenti. Dalle indagini condotte è emerso che gli esponenti dell’organizzazione criminale investigata, oltre ad esprimere in alcuni dialoghi intercettati espliciti riferimenti al latitante Messina Denaro “hanno agito anche in favore della consorteria mafiosa campobellese prevedendo tra l’altro tra le sue finalità la distribuzione di parte dei proventi delittuosi per il soddisfacimento dei bisogni economici della nominata famiglia mafiosa, segnatamente per il sostentamento dei sodali detenuti”. La struttura criminale, per lo sviluppo delle sue attività illecite, si è avvalsa inoltre di una qualificata rete relazionale articolata sul territorio nazionale che ha visto coinvolti, tra gli altri, diversi soggetti oggi destinatari di provvedimento di perquisizione.

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