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Gela, provocarono fallimento società per aggirare l’erario: 3 arresti

Redazione

Gela, provocarono fallimento società per aggirare l’erario: 3 arresti

Mer, 05/06/2019 - 16:07

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GELAUna società di Niscemi dichiarata fallita nel 2017 e undici “società satellite” coinvolte in un “piano criminale” il cui obiettivo era quello di aggirare l’erario e i creditori, lasciandoli senza alcuna possibilità di rivalsa. Con l’accusa di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio la Guardia di finanza di Gela ha dato esecuzione questa mattina a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e due misure di arresti domiciliari, emesse dal gip di Gela, nei confronti di tre soggetti titolari di una società operante nel settore del recupero e trasformazione di materiali plastici in prodotti fioccati con sede a Niscemi e dichiarata fallita nel 2017. Le indagini hanno preso il via da alcuni accertamenti sulla società fallita, costituita nel 2008, e su un’altra, con sede a Vittoria (Ragusa), nata nel 2013 e adesso sotto sequestro preventivo. Secondo quanto accertato dagli investigatori, i tre avrebbero attuato “un disegno criminoso finalizzato a cagionare il dissesto finanziario dell’originaria loro società distraendone i beni e l’intero complesso aziendale, attraverso un continuo passaggio a nuove società – anch’esse poi insolventi ed indebitate – con l’intento di continuare l’attività lavorativa e lasciare i creditori, tra i quali lo Stato, senza alcuna possibilità di rivalsa”.
Il piano, attuato partendo dalla società niscemese dichiarata fallita, ha coinvolto altre undici “società satellite”, caratterizzate tutte da una breve vita aziendale e rappresentate da “teste di legno”. In particolare, la società fallita, già nei primi anni di vita, aveva accumulato debiti nei confronti dell’Erario e dei creditori per 11 milioni di euro. “Successivamente – spiegano dalle Fiamme Gialle – con una serie di manovre truffaldine, risultato di collaudati schemi criminali, si è assistito ad un continuo passaggio ad altre società del principale ramo aziendale riguardante i macchinari e le attrezzature utilizzate per la lavorazione della plastica, nonché dell’Autorizzazione Unica Ambientale, indispensabile per poter continuare ad operare nel campo del recupero e riciclo di rifiuti speciali non pericolosi, come in questo caso derivati della plastica. Questi continui rimbalzi di cessioni, partendo dalla società niscemese fallita, si sono conclusi con l’ultima costituzione della società vittoriese oggetto di sequestro”. Le indagini hanno consentito di accertare, per molte delle società coinvolte, la mancanza di qualsivoglia scrittura contabile, poiché distrutta o occultata, nonché la distrazione anche di una Ferrari F430 Spider del valore di 50mila euro, venduta all’estero. Secondo quanto emerso dal quadro probatorio, i tre arrestati avrebbero inoltre riutilizzato i beni e servizi facenti parte dell’impresa fallita nella società vittoriese sottoposta a sequestro, configurando così il reato di autoriciclaggio.

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