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Papa Francesco a Piazza Armerina: “la messa deve durare 40 minuti, la predica non più di 8”

Redazione

Papa Francesco a Piazza Armerina: “la messa deve durare 40 minuti, la predica non più di 8”

Sab, 15/09/2018 - 11:42

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PIAZZA ARMERINA – “Mi permetto di darvi una ricetta? Per dormire ho bisogno di prendere le pastiglie per dormire? qualcosa non va bene. Ma se la finisco stanchissimo, allora va bene”. Lo ha detto Papa Francesco ai sacerdoti della diocesi di Piazza Armerina. Il Papa, evidentemente molto contento di essere nella cittadina dell’Ennese, ha aggiunto parecchie battute al suo discooso. E immaginando un colloquio con un fedele che non va a messa “perche’ la predica dura 40 minuti”, ha scandito: “la messa intera deve durare 40 minuti, la predica non piu’ di 8”.
Al vescovo Gisana ha poi chiesto di “facilitare la possibilita’ che tutti i fedeli della sua diocesi possano avere un piccolo Vangelo da portare sempre in tasca”.
Inoltre ha suggerito a chi si considera “un mangiaprete” di avvicinarsi al proprio parroco e spiegargli quel che pensa di lui, iniziando cosi’ un dialogo. “Anche se quella volta al sacerdote verra’ il mal di fegato, sara’ per una volta soltanto”.

Per quanto riguarda la partecipazione alla Santa Messa, specialmente a quella domenicale, e’ importante – ha poi aggiunto Francesco – non essere ossessionati dai numeri: vi esorto a vivere la beatitudine della piccolezza, dell’essere granellino di senape, piccolo gregge, pugno di lievito, fiammella tenace, pietruzza di sale. L’Eucaristia e il sacerdozio ministeriale sono inseparabili: il prete e’ l’uomo dell’Eucaristia”. “Rivolgo un pensiero particolare – ha continuato – ai presbiteri e li esorto a stringersi attorno al Vescovo e fra di loro. Cari sacerdoti, quanto e’ necessario costruire con pazienza la gioia della famiglia presbiterale, amandosi e sostenendosi a vicenda! E’ bello lavorare insieme, considerando i confratelli superiori a voi stessi”.
“In mezzo al popolo di Dio a voi affidato, siete chiamati – ha detto ancora ai sacerdoti – ad essere i primi a superare gli steccati, i pregiudizi che dividono; i primi a sostare in contemplazione umile davanti alla difficile storia di questa terra, con la sapiente carita’ pastorale che e’ dono dello Spirito; i primi a indicare sentieri attraverso i quali la gente puo’ andare verso spazi aperti di riscatto e liberta’ vera. Consolati da Dio, potrete essere consolatori, asciugare lacrime, guarite ferite, ricostruire vite infrante che si consegnano fiduciosamente al vostro ministero”. “E’ importante – ha poi concluso – favorire nelle parrocchie e nelle comunita’ la carita’ evangelica, la solidarieta’ e la sollecitudine fraterna, rifuggendo la tentazione mondana del quieto vivere. Vi incoraggio a proseguire nel vostro servizio ecclesiale che si esprime in opere concrete: centri di ascolto Caritas, mense e rifugi per i fratelli piu’ sfortunati, strutture per ospitare Gesu’ profugo e spaesato e case d’amore per gli anziani spesso soli e scoraggiati. Non dimenticate che la carita’ cristiana non si accontenta di assistere; non scade in filantropia, ma spinge il discepolo e l’intera comunita’ ad andare alle cause dei disagi e tentare di rimuoverle, per quanto e’ possibile, insieme con gli stessi fratelli bisognosi”.

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