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Rocco Gumina: “Aut-Aut Sicilia!”

Redazione

Rocco Gumina: “Aut-Aut Sicilia!”

Dom, 19/07/2015 - 13:56

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imageCALTANISSETTA – “Desiderare che le circostanze della tua vita possano un giorno afferrarti nelle loro branchie e costringerti a spremere quanto v’è in te, e che cominci quel severo esame che non si accontenta di chiacchiere e di battute di spirito”.
Con queste parole presenti in Aut-Aut, Kierkegaard si rivolge ad un amico per riflettere sulla scelta radicale da compiere nella vita tra questo o quello, fra l’una e l’altra cosa, tra l’essere in un modo oppure in un altro. Le affermazioni del filosofo danese sembrano scritte appositamente per analizzare in modo critico lo stato politico della regione siciliana.
Il presunto silenzio di Crocetta dinanzi alle supposte dichiarazioni di Tutino non è altro che l’ultimo atto di una tragicommedia che va avanti dal momento della scelta da parte del Partito Democratico isolano e dell’Unione di Centro siciliana di sostenere lo sceriffo gelese della legalità. Questo primo atto, è stato accompagnato dall’esito del voto il quale ha visto Crocetta vincere sui brandelli di quella che possiamo definire come “il resto della democrazia siciliana”. Infatti, il neogovernatore ha ottenuto poco più del 30% dei consensi dal 50% dei siciliani andati al voto. Inoltre, il succedersi delle squadre di assessori sempre meno ridondanti e galattiche – difatti si è passati da Zichichi, Battiato e Borsellino a Pistorio – non ha prodotto nulla da ricordare per il prossimo futuro.
Tuttavia – se davvero è giunto per la nostra cara Sicilia il tempo di cui parla Kierkegaard ovvero quello del severo esame che non si accontenta di chiacchiere – è opportuno non stringere la corda esclusivamente sul “cerchio magico” crocettiano ma occorre tirare in ballo le forze politiche, e tutti i loro gregari e addentellati, che ancora oggi sostengono il presidente. In questi anni di governo targato Crocetta, il Partito Democratico ha dichiarato e ipotizzato tutto e il contrario di tutto apparendo quello che nella sostanza più intima sembra essere: contenitore di fazioni, di cordate monarchiche e di gruppetti completamente distaccato dal cammino dello stesso soggetto politico nelle altre regioni italiane. Del resto, l’Unione di Centro sembra attualizzare solo l’eredità negativa di quella grande storia democratico-cristiana a cui s’ispira, ovvero il “tirare a sopravvivere” finché si può, fino a quando conviene. In questa operazione, i presunti “democristiani” aggiungono qualcosa di totalmente innovativo alla storia dei DC e dei post DC. La novità risiede nelle modalità del recente passaggio di consegne, di stampo reale o imperiale, dall’uscente segretario regionale Pistorio all’entrante Miccichè. Quest’ultimo, risulta un segretario nominato senza nessun coinvolgimento della base e in barba a qualsiasi concezione minimalista di democrazia solo perché dall’alto si è deciso che era ora di realizzare il passaggio di consegne concretizzato nelle stesse modalità di una famiglia reale. Episodio mai accaduto fra i veri democristiani.
Se ai governanti le cose non sono andate benissimo, non possiamo dire il contrario degli oppositori. Difatti, il Movimento 5 Stelle – eccetto qualche iniziativa più scenica che di contenuto – non ha ancora mostrato quella solidità e maturità politica che è richiesta per governare in profondità una regione come quella siciliana. Altresì, il movimentismo civico sparso qua e là nell’isola sembra ancora troppo autoreferenziale e scarsamente democratico al proprio interno.
Se il severo esame non ci fa intravedere nulla di buono, il costringersi a spremere quanto di buono c’è in Sicilia lascia ancora qualche speranza. L’immagine dei capitani coraggiosi di Kipling, non quelli di Alitalia, ci permette di ipotizzare un’alternativa. Migliaia di siciliani, al pari dei capitani narrati dal premio Nobel per la letteratura, svolgono una vita aspra e durissima risiedendo nell’onestà e nel desiderio di trasmettere qualcosa di positivo ai propri figli, alle future generazioni. Questi siciliani – pur non partecipando mai a commemorazioni culturali, politiche e civili di ogni sorta – sono il vero tessuto vitale dell’isola che ci permette di ricalibrare il nostro sguardo verso la realtà. Come è capitato al ricco e giovane Harvey protagonista del romanzo di Kipling, l’incontro con i capitani coraggiosi può rappresentare l’alternativa per dare una svolta al destino della nostra isola. Tale incontro non è più collocabile nell’ottica della riforma del sistema, bensì del suo nuovo inizio. Un nuovo inizio per non accontentarci più di chiacchiere e di battute di spirito. Adesso si tratta di scegliere, Aut-Aut Sicilia!
Rocco Gumina

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