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L’Europa degli europei è ancora un miraggio

Michele Spena

L’Europa degli europei è ancora un miraggio

Gio, 28/11/2013 - 10:02

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imageUn impero economico e di idee che vuole essere vicino ma che ancora oggi è lontano dalla gente. Dopo oltre sessant’anni dalla sua costituzione l’Europa degli europei è ancora un miraggio. Colpa degli stati membri ed in particolare dell’Italia che non ha la capacità di attingere alle risorse che potrebbero risollevare, almeno in parte, i buchi economici che, nel tempo diventano voragini emorragiche. E’ questa l’Europa che Einstein e Nicolai hanno pensato nella primavera del 1915, quando il mondo era in fiamme? Oggi ci sono le fiammelle sotto la cenere ma resta negli italiani un atteggiamento di pallida conoscenza. E se da un lato l’italiano medio si riconosce poco nello stato e nella politica e ancora meno nella struttura sovranazionale relativamente giovane. Millecinquecento gruppi di 40 persone che ogni anno visitano l’organo istituzionale che raggruppa il vecchio continente e che appare ancora nuovo ed imperscrutabile. La scorsa settimana a Bruxelles c’eravamo anche noi con la nostra inviata Liliana Blanco al seguito dell’ On. Salvatore Iacolino,Vicepresidente della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni , Il dott. Enzo Pepe, il dott. Enzo Nucera esperto di Bilance de Competence-progetto Leonardo (funzionario Regionale) , l’avv. Massimo Bruno, il Tenente Colonello Bersaglieri  dott. Giuseppe Di Blasi (Centro Selezione Esercito Italiano)e tanti altri  Funzionari e amministratori di diversi comuni siciliani . E cosa è emerso?  E’ emerso che gli italiani e soprattutto i siciliani non conoscono l’Europa. Fin qui poco male. Ma se si pensa che la lontananza concettuale dall’Europa si concretizza nell’incapacità di utilizzare i fondi che la struttura sovranazionale mette a disposizione di un popolo senza futuro, la presa di coscienza di questa realtà diventa disarmante.

image“Il patrimonio monetario messo a disposizione dall’Europa – ha spiegato Pietro Rizza, responsabile del gruppo Ppe commercio internazionale  – è di 325 miliardi di euro. L’Italia di recente, ha rendicontato solo il 40 % delle spese disponibili e la Sicilia su 4, 2 miliardi di euro ne ha spesi 1 miliardo e 900 milioni, paria al 41 %.  A fronte di questa capacità di rendicontazione, la prossima assegnazione di fondi monetari sarà pari all’ultima rendicontazione”. In pratica i siciliani hanno buttato dalla finestra oltre due miliardi di euro, mentre l’economia cola a picco! “ Il fatto che 4 generazioni non  riescano a spendere i fondi strutturali  – continua Rizza – fa pensare che al fenomeno della frammentazione delle priorità.  Se non si conduce una seria programmazione per raggiungere il patto di stabilità. Una clausola fondamentale è rappresentata dal finanziamento scoporato dal deficit; inoltre è importare mantenere la sinergia regionale ma tenere sempre presente il presidio nazionale di riferimento. I finanziamenti devono essere opportumanete divulgati dalla Regioni che devono indicare metodi e procedure per attingere ai fondi”. E qui arrivano le dolenti note. Spesso basta il pensionamento di un dirigente per bloccare di fatto l’iter di un finanziamento che può restare pericolosamente giacente.  “ La tecnocrazia è l’elemento deterrente per lo sviluppo di una regione come la nostra – commenta l’0n Iacolino – si tratta di un elemento fortemente invasivo che limita fortemente il raggiungimento di un obiettivo mirato all’espansione di un’idea progettuale per un territorio. Solo un rapporto sinergico fra Stato e Regioni può rappresentare il superamento di questa empasse e l’utilizzazione razionale dei fondi disponibili. L’Unione europea ha messo a disposizione 4 miliardi di euro per l’energie e la tutela delle risorse idrogeologiche. Si tratta di infrastrutture che permettere alla Sicilia di rafforzare il suo ruolo strategico nel Mediterraneo ed assicurasi un futuro economico di tutto rispetto”.

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